Una panoramica piuttosto estesa su argomenti che vanno dalla sua carriera al futuro della Nazionale italiana. Ad offrirla è Gianluigi Buffon, ex portiere di Parma, Juventus e PSG.
Dal palco del premio Castagna d'Oro ricevuto a Frabosa Sottana, l'estremo difensore oggi dirigente dell'Italia con cui si è laureato campione del Mondo nel 2006 ha ripercorso vari momenti di vita e di sport.
Queste le sue dichiarazioni.
L'ex portiere parla poi del momento che vive la Nazionale e del suo ruolo nell'Italia: "La vera difficoltà è interagire con le nuove generazioni, diverse dalla nostra, e trovare la chiave per emozionarle e avere qualcosa in comune da condividere. In questo sono abbastanza bravo, nel mio 80 per cento di insensatezza riesco a essere stupido più di loro e questa mia stupidità genuina fa sì che si crei questo link naturale. Poi c’è un 20 per cento di estrema serietà: quando si deve migliorare, occorre intervenire e dirlo con fermezza e autorevolezza, perché si ottiene rispetto. A quel punto, hai libertà per assumere decisioni forti, ma non è facile: ci vuole un po’ di sensibilitàAl 90% andremo allo spareggio e queste ultime partite del girone dovranno prepararci per arrivarci in crescendo e mostrando le cose positive fatte vedere nelle ultime due gare. La spinta della gente e dei media in questo caso arriverebbe. Ecco, i media hanno bisogno di segnali da parte nostra, di credere in qualcosa di veramente forte. C’è bisogno di vedere attaccamento alla maglia”.
Buffon rivendica poi i titoli vinti con la Juventus, sottolineando come nel suo palmares personale ne conti più di quelli convalidati dai Tribunali di Giustizia Sportiva: "Sono tredici e non undici, perché ci sono anche quelli vinti sul campo con la Juve e poi revocati con Calciopoli. Comunque, alla fine, più dei numeri contano le frasi che li hanno accompagnati, quindi grazie di cuore".
L'ex estremo difensore ha parlato anche della sua decisione di lasciare il calcio dopo un romantico ritorno al Parma in Serie B: "Quando sotto la doccia vedevo accanto a me il fisico dei giocatori 20enni, provavo disagio. Mi dicevo: ‘Copriti, non puoi farti vedere così‘".
Infine un pensiero a Gianluca Vialli e Gigi Riva, due leggende della nazionale italiana non solo quando hanno indossato la maglia azzurra ma anche per il loro contributo da dirigenti: "Luca e Gigi sono stati - al di là del loro incarico - due delle cinque persone nel calcio che quando parlavano o quando avevo modo di interagire con loro, mi facevano sentire fortunato. Mi hanno lasciato qualcosa dopo ogni dialogo. Il fatto di aver preso il loro posto è una sorta di soddisfazione e orgoglio personale. Non voglio instaurare alcuna rivalità o sfida con i miei predecessori, in quanto lo sport mi ha insegnato a riconoscere e accettare quando qualcuno è migliore di te. Questi due soggetti sono superiori a me; io spero di essere utile, sapendo di non essere loro".