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Che voto merita Gattuso? Retegui è il miglior centravanti italiano? Chiesa, Zaniolo e gli altri esclusi: di chi ha bisogno l'Italia? Il 3X3 di GOAL

GOAL
  • Italia almeno seconda: che voto merita finora Gattuso?
  • Retegui è il miglior centravanti italiano in circolazione?

  • Chiesa, Zaniolo e gli altri esclusi: di chi avrebbe più bisogno quest’Italia?

Tre domande a tre giornalisti di GOAL dopo le partite della Nazionale: le risposte di Michael Baldoin, Lelio Donato e Stefano Silvestri nel nostro 3X3.

ITALIA ALMENO SECONDA: CHE VOTO MERITA FINORA GATTUSO?

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"Il grande lavoro sulla testa e qualche ritocco tattico: otto pieno, in attesa dei playoff"

Michael Baldoin: Il voto? Un 8 pieno. Le avversarie affrontate - Estonia e Israele - non erano certo insuperabili, ma raccogliere l’eredità lasciata dalla gestione Spalletti non era affatto semplice. Il gruppo è rimasto pressoché lo stesso, ma il clima nello spogliatoio stava diventando incandescente. Ecco perché il lavoro del tecnico di Corigliano assume un valore ancora maggiore. A livello tattico, Gattuso ha apportato qualche ritocco - come l’esperimento con Kean e Retegui insieme - ma il suo intervento più importante è stato soprattutto mentale: ha lavorato sulla testa dei ragazzi e sull’importanza del gruppo. D’altronde, Rino sa bene cosa significhi vincere un Mondiale, e il gruppo del 2006 resta uno dei più uniti e straordinari della storia della nostra Nazionale.

Quattro vittorie su quattro - traguardo che pochi altri CT hanno saputo raggiungere nelle prime uscite -permettono all’Italia di assicurarsi almeno il secondo posto nel girone e di preparare con serenità le decisive sfide playoff di marzo. Un dettaglio da non sottovalutare è poi la sinergia con lo staff tecnico: Gattuso non impone mai la propria figura, anzi, spesso fa un passo indietro per dare spazio ai collaboratori, come Bonucci - che sta curando con attenzione il lavoro sui calci piazzati - e il match analyst, figura spesso sottovalutata, che osserva le partite dall’alto come un “falco”, fornendo spunti fondamentali non solo per le analisi pre e post gara, ma anche durante il match.

Il futuro è ancora tutto da scrivere, ma se qualcosa dovesse andare storto, guai a puntare il dito contro Gattuso: per quanto abbia le spalle larghe, il ct non può essere il capro espiatorio della situazione. Lasciamolo lavorare: c’è un Mondiale che l’Italia aspetta ormai da dodici anni.

RETEGUI È IL MIGLIOR CENTRAVANTI ITALIANO IN CIRCOLAZIONE?

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"Il più forte? Forse, di sicuro è il più pronto: l'Italia deve ringraziare Mancini"

Lelio Donato: Ma ve la ricordate la prima convocazione di Mateo Retegui? Ve li ricordate quelli secondo cui l'Italia non aveva bisogno dell'ennesimo oriundo per risolvere il problema del 9? Beh, io sì, me li ricordo eccome. Se oggi la nostra Nazionale può contare su un bomber di livello mondiale gran parte del merito, bisogna riconoscerlo, è dell'allora Ct Roberto Mancini che lo pescò dal Tigre contro tutto e contro tutti. In quel periodo d'altronde il nostro campionato non offriva attaccanti di altissimo livello. Da qui la scelta di convocare un ragazzo nato in Argentina ma di origini italiane grazie al nonno materno di Canicattì, provincia di Agrigento, Sicilia. 

Appurato che Retegui indossa la maglia azzurra a pieno titolo in base ai regolamenti vigenti, ad oggi si può asserire con certezza che è lui l'attaccante dell'Italia più pronto. Se non il più forte in assoluto. In questi due anni infatti è cresciuto tantissimo sotto ogni punto di vista. Vedasi in tal senso il carattere dimostrato nel tirare il rigore contro Israele sul risultato di 0-0 dopo l'errore commesso dagli undici metri pochi giorni prima contro l'Estonia. E che dire del 2-0? Retegui, dopo aver rubato la palla al giocatore avversario, l'ha messa proprio sotto l'incrocio. Un goal degno di un grande numero 9. Anzi grandissimo

Francesco Pio Esposito è in rampa di lancio, Kean almeno in Nazionale continua a segnare tanto e Scamacca quando tornerà sarà utilissimo, certo. Ma siete sicuri che oggi qualcuno di loro sia meglio di Retegui? Intanto i goal in Nazionale sono già undici in ventiquattro presenze.

CHIESA, ZANIOLO E GLI ALTRI ESCLUSI: DI CHI AVREBBE PIÙ BISOGNO L'ITALIA?

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"Un nome e un cognome: Federico Chiesa, uno sparigliatore di carte"

Stefano Silvestri: Un nome e un cognome: Federico Chiesa. Che non è solo l’eroe di Wembley, che non è l’ex talento del pallone italiano, che non è uno di cui si deve parlare al passato: tra 10 giorni esatti, il 25 ottobre, compirà 28 anni. E dunque è sostanzialmente nel pieno della maturità calcistica, ancora lontano dall’imboccare il celeberrimo viale del tramonto. Non è ammissibile dimenticarsi di lui, anche se quel maledetto infortunio rimediato all’Olimpico il 9 gennaio del 2022 ha inevitabilmente segnato un prima e un dopo, trasformandolo da campione vero a giocatore in perenne battaglia con il fisico, i muscoli, le ginocchia.

Chiesa, con ogni probabilità, ha già raggiunto l’apice della carriera. Ma rimane un giocatore potenzialmente vero e di alto livello, uno sparigliatore di carte che potrebbe ancora fare benissimo in una Nazionale mai troppo ricca di talento individuale. Specialmente ora che il nuovo ct Rino Gattuso ha cambiato qualcosa rispetto ai dogmi del predecessore Luciano Spalletti, riproponendo sì la difesa a tre ma dandosi la possibilità di variare modulo e schieramento in campo. Anche con due esterni offensivi a sostegno di un centravanti, sì. Ed è proprio con questo vestito tattico che Fede ritroverebbe il proprio habitat azzurro naturale, in un tridente con Retegui o Kean (certo, lasciar fuori uno dei due sarebbe dura…) e con Politano dalla parte opposta. Perché no?

Il problema è che al Liverpool Chiesa non gioca praticamente mai. E se gioca, lo fa per un minutaggio complessivo che poco si confà a uno come lui. Colpa dei soliti guai fisici, colpa di una condizione che non è mai ottimale. Colpa anche di un contesto che non fa per lui: scegliere i Reds al termine di un’estate travagliatissima, un anno fa, era già parsa una scelta difficilmente spiegabile e comprensibile, considerata la concorrenza altissima nel reparto offensivo di Slot. Però c’è un però: Gattuso ha già fatto capire a chiare lettere di puntare ancora su di lui. Quel “l’avrei chiamato, ma lui non se l’è sentita” è l’ammissione più limpida possibile: il ct lo ha detto a settembre e lo ha ribadito a ottobre. Lo spazio per Chiesa, insomma, nell’Italia c’è. Basta che si creino le condizioni più adatte per riallacciare il rapporto: non è semplice, ma si può fare. Magari portando l’ex bianconero lontano da Liverpool. Magari di nuovo in Serie A.

E gli altri? C’è Nicolò Zaniolo, che la maglia dell’Italia non la indossa da un bel po’, ma è un caso diverso: l’ex romanista non ha mai raggiunto i picchi di Chiesa, un po’ per gli infortuni e un po’ per una mancanza di maturità. A Udine dipende da lui, ma la scalata nelle gerarchie è più complicata. Discorso simile per Samuele Ricci, che al Milan era convinto di fare il titolare e invece si ritrova chiuso da un mostro sacro come Luka Modric. Come Zaniolo, ma anche come Gatti e tanti altri, oggi è uno dei papabili a un ritorno in Nazionale. Ma dovrà sudarselo e meritarselo.