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Cosa deve fare Chiesa per riprendersi l'Italia: la stima di Gattuso non può bastare, il Liverpool è un problema

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Nell'agosto del 2024, subito dopo il trasferimento di Federico Chiesa al Liverpool, l'allora ct azzurro Luciano Spalletti benediva l'operazione di mercato che aveva appena portato l'esterno della Juventus in Inghilterra. Ma i fatti non gli hanno dato ragione.

Forse era davvero tutto abbastanza prevedibile. Forse quel che è accaduto nell'ultimo anno a Chiesa non è da considerarsi una sorpresa. Per diverse ragioni e diverse motivazioni.

Fino a questo momento, tutto è andato storto. Le presenze con la maglia rossa sono state pochissime, appena addolcite dal titolo di campione d'Inghilterra conquistato negli scorsi mesi, e ancor più risibile è stato l'impatto che l'italiano ha avuto nel Merseyside.

Il tutto ha avuto un riflesso chiaro e concreto sul rapporto tra Chiesa e la Nazionale. Un rapporto che prima era di amore puro e oggi è diventato appena un'amicizia, freddina, pur con un fuoco ad ardere sotto la cenere.

DA EROE A DIMENTICATO

Chiesa è stato uno degli eroi di Euro 2020. Partito alle spalle di Berardi nelle gerarchie di Roberto Mancini, si è ben presto conquistato la maglia da titolare senza mollarla più. Inutile ricordare che cos'abbia fatto in quell'estate (2021) l'allora attaccante della Juventus: basti ribadire il suo ruolo centrale nel trionfo di Wembley.

Poi vai a sbirciare l'ultima presenza di Chiesa con la maglia azzurra e quasi non ci credi: 29 giugno 2024. Ovvero quasi un anno e mezzo fa. Il tardo pomeriggio nefasto di Svizzera-Italia ha rappresentato anche il confine tra un prima e un dopo. Tra l'Italia che aveva Fede e l'Italia che non ne ha più, tra l'Italia che metteva costantemente la Chiesa al centro del villaggio e l'Italia che oggi deve fare senza di lui.

Nel frattempo è successo un po' di tutto. Spalletti è passato alla difesa a tre, nuove speranze si sono accese nel cielo azzurro, poi tutto è più o meno tornato alla normalità di un'Italia lontana dai fasti di un tempo. Con Chiesa a osservare malinconicamente dall'Inghilterra la disfatta in Norvegia, quella che ha segnato la fine del ciclo spallettiano.

GATTUSO AVREBBE VOLUTO CHIAMARLO

La particolarità è che, se Spalletti sembra sempre aver tenuto piuttosto chiuse le porte per Chiesa, il nuovo ct Rino Gattuso ha fatto capire di avere una mentalità diversa. Lui sì, l'ex bianconero lo avrebbe pure convocato. Lo ha rivelato a settembre e lo ha ribadito un paio di giorni fa in conferenza stampa. È stato il giocatore, semmai, a non fare un passo avanti.

"La questione Chiesa è semplice: io parlo tanto coi miei giocatori, li stresso tanto - ha detto l'ex allenatore di Milan e Napoli, che in Estonia siederà per la terza volta sulla panchina azzurra - Con Fede c'è ogni settimana una lunga chiacchierata e da parte mia lui sa ciò che penso su di lui, ma poi bisogna rispettare ciò che ti dice un giocatore. Non si sente al 100% e vuole stare bene al 100%, è questa la verità".

La stima di Gattuso nei confronti di Chiesa, insomma, c'è. Tanto che lo stesso discorso era uscito dalle labbra del ct già un mese fa, a settembre, in occasione delle gare d'andata contro Estonia e Israele. Già allora la convocazione di Federico era sul tavolo, già allora era saltata per le titubanze del calciatore.

"Io so quello che mi sono detto con Chiesa e Chiesa sa bene quello che ha detto a me. Da parte nostra c'era la volontà di convocarlo, però ho visto un ragazzo che non era sicuro al 100%. E quando uno viene e deve affrontare delle partite e delle competizioni ufficiali, io voglio gente carica, gente pronta. Mi ha detto e mi ha fatto capire che non se la sentiva, perché doveva migliorare determinate cose. Questo è quello che ci siamo detti".

PERCORSO LUNGO

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Ma la stima di Gattuso non può bastare da sola. Serve una svolta vera al Liverpool, che fino a questo momento non c'è mai stata. Anche perché Chiesa è arrivato in Inghilterra nelle peggiori condizioni possibili, certamente poco adatte per uno che solo tre anni prima contribuiva a portare l'Italia sul tetto d'Europa.

Ricordate? Chiesa, nell'estate del 2024, era fuori dai piani di Thiago Motta e della Juventus. Prima di arrivare al Liverpool non aveva giocato alcuna amichevole con i bianconeri, segnale evidente di una rottura in atto, peraltro confermata senza troppi peli sulla lingua dall'allenatore italo-brasiliano. E poi, evidentemente, entrare a far parte di una rosa con Gakpo, Salah, Diogo Jota, Luis Diaz e il povero Diogo Jota non lo ha aiutato.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tra guai fisici piuttosto costanti e una concorrenza feroce in un club e in un campionato che non aspettano nessuno, Chiesa ha collezionato 14 presenze nella sua prima stagione contando tutte le competizioni. Solo due le reti segnate, altrettanti gli assist. Una miseria.

Quest'anno qualcosina sta cambiando da questo punto di vista: Chiesa ha quasi eguagliato a ottobre il numero di presenze in Premier League (5 contro 6) e ha già segnato due volte in campionato, proprio come nel 2024/2025. Decisivo contro il Bournemouth alla prima giornata, l'ex juventino non è riuscito a evitare il ko in casa del Crystal Palace a fine settembre. Ma se non altro, dal punto di vista individuale, è uscito dal campo a testa alta.

IL LIVERPOOL È UN PROBLEMA

Il guaio vero è che tutto pare essere sempre abbastanza sporadico. Per dire: Chiesa ha segnato al Palace il 27 settembre, ma in quell'occasione è entrato in campo solamente per gli ultimi 16 minuti di partita. E nella gara successiva contro il Chelsea è stato ignorato dal manager Arne Slot, scaldando la panchina per tutto il tempo.

Che dire, poi, della mancata inclusione nella lista UEFA per il girone di Champions League? È stata una mancata inclusione soltanto iniziale, vero, perché poi nell'elenco Chiesa ci è finito in un secondo momento. Ma unicamente per una casualità: il connazionale Giovanni Leoni si è infortunato gravemente e il posto rimasto vacante è stato occupato proprio da lui. Uno smacco, l'ennesimo.

"È stata dura per me, lo è per lui - diceva Slot dopo l'esclusione - Certo, non era contento di quella decisione, ma ha capito il ragionamento. Ha dato la risposta che ci si aspetta da un giocatore e sarà lì per dare una mano nelle altre coppe e in Premier League. Pur non essendo stato selezionato ha lavorato per farsi trovar pronto e questo conta più delle parole". 

Per la cronaca: Chiesa non è stato nemmeno convocato a causa dell'ennesimo problemino fisico nell'unica partita giocata fin qui dal Liverpool con lui in lista, ovvero quella col Galatasaray del 30 settembre. Giusto per non interrompere il percorso a ostacoli intrapreso poco più di un anno fa.

IL MERCATO E UN'OCCASIONE SPRECATA

E così, ecco che si torna ad avere la netta sensazione di come la finestra di mercato chiusasi a inizio settembre abbia rappresentato per Chiesa un'occasione sprecata. Lasciare il Liverpool non avrebbe risolto tutti i problemi dell'italiano, ma li avrebbe alleviati, consentendogli di iniziare una nuova vita ripartendo da zero, con ambizioni di squadra forse inferiori ma superiori dal punto di vista individuale.

Perché Chiesa non ha lasciato il Liverpool? Perché nessuno ha puntato con decisione su di lui, perché non si sono verificate le condizioni corrette, perché i prestiti con diritto di riscatto proposti dalle nostre squadre difficilmente fanno breccia nel cuore e nel portafogli di quelle di Premier League. Solo che, pensando al ben di dio che Slot può vantare in attacco (da quest'anno anche Wirtz, Isak, Ekitike), pensare che la situazione per Federico possa cambiare rappresenta un'utopia. Non in queste condizioni, non giocando un quarto d'ora a partita tra un problema fisico e l'altro.

Ecco perché la stima di Gattuso, e l'implementazione di un modulo con esterni offensivi che Spalletti non utilizzava, da sola non può essere sufficiente per rivedere Chiesa con costanza in Nazionale. Non il Chiesa del 2021, almeno. Un ricordo ormai sbiadito nel tempo, anche se non sono passati che quattro anni.