Così ha fatto davvero male. L'Italia ha giocato per un tempo, nel secondo si è completamente dimenticata di farlo e alla fine ne ha prese 4 contro una Norvegia arrivata a San Siro in ciabatte. Ma che, quando ha deciso di giocare, ci ha fatto malissimo.
Riporre nel cassetto la nerissima notte milanese, ora, è il primo diktat. Il tempo per ripartire verso i playoff c'è, del resto: si giocheranno solo nel marzo del 2026, dunque tra diversi mesi. Non domani, neppure dopodomani.
Il tempo c'è per capire gli errori commessi contro la Norvegia e possibilmente cercare di non ripeterli. Ma anche per cercare soluzioni che il ct Rino Gattuso domenica sera non ha avuto a disposizione. Il che, naturalmente, non è e non può essere un alibi: appena una constatazione.
Come può cambiare l'Italia negli uomini da qui a marzo? Niente di eccezionale, niente di strepitoso. Ma qualche "rinforzo" che contro i norvegesi mancava, Gattuso l'avrà a disposizione. Ossigeno puro per provare ad affrontare al meglio gli spareggi, e stavolta cercare di non bucarli.
Prima di essere colpito da qualche problemino fisico tra ottobre e novembre, Moise Kean era l'attaccante più in forma dell'Italia. Più di Retegui, anche più di Pio Esposito. Per dire: aveva segnato anche in Estonia prima di farsi male, dovendo uscire attorno al quarto d'ora del primo tempo.
Kean sta vivendo un avvio di stagione collettivamente pessimo e individualmente sofferto con la maglia della Fiorentina, ultima in campionato e già costretta a cambiare allenatore. Ma quando lascia il Viola Park e si reca a Coverciano per giocare con la Nazionale, pare rinascere: nelle ultime quattro partite giocate in azzurro è andato a segno addirittura sei volte, inducendo Gattuso a dargli una maglia da titolare assieme a Retegui.
Contro la Norvegia non c'era, Kean, a causa di un problema alla tibia. E la sua assenza si è sentita eccome. Un discorso apparentemente paradossale, se è vero che Esposito si è rivelato l'unica vera luce della notte di San Siro, ma non è così: Gattuso si è ritrovato con una preziosissima opzione in meno in attacco, avendo a disposizione in panchina solo uno Scamacca sempre precario come centravanti puro.
Kean nei playoff ci sarà, a meno di nuovi problemi fisici. E consentirà a Gattuso di avere una maggiore possibilità di scelta per quanto riguarda le rotazioni degli attaccanti. Sia all'interno della stessa partita che delle due, se l'Italia supererà lo scoglio della semifinale approdando in finale.
Contro la Norvegia sono mancate anche la verve e la qualità di Sandro Tonali in mezzo al terreno di gioco. Fermo restando che il centrocampista del Newcastle non aveva brillato particolarmente pochi giorni prima in Moldavia, e che - di nuovo - l'assenza di un singolo non può e non deve rappresentare un alibi per quanto accaduto.
L'assenza di Tonali era già stata programmata: l'ex rossonero era squalificato e con un altro giallo in una partita poco utile in chiave classifica avrebbe saltato la prima partita dei playoff. Per questo Gattuso ha saggiamente deciso di mandarlo in campo a Chisinau, risparmiandolo completamente domenica.
Sarebbe cambiato qualcosa con Tonali? Forse no. Ma sta di fatto che il suo sostituto, ovvero Davide Frattesi, non è riuscito quasi mai a entrare in partita. Sandro insomma serve, eccome: anche da lui e dal suo modo box to box di impattare le partite passano i sogni azzurri.
Se fosse stato abile e arruolabile, Riccardo Calafiori avrebbe probabilmente giocato contro la Norvegia. Del resto è un titolare della Nazionale di Gattuso come lo era di quella di Luciano Spalletti: merito della personalità con cui si sta imponendo anche all'Arsenal, dopo le grandi cose mostrate con il Bologna di Thiago Motta.
Anche Calafiori non c'era per un problema fisico: un fastidio all'anca apparentemente non serio, ma tale da costringere l'ex rossoblù a tornarsene a Londra in anticipo, com'era del resto nei desideri dell'Arsenal.
Per Calafiori vale più o meno il discorso fatto per Kean all'inizio: anche il suo sostituto non ha fatto malissimo. Gianluca Mancini, alla fine, è stato il meno peggio della difesa azzurra. Per larghi tratti ha contenuto Haaland, poi è crollato nel finale quando i buoi stavano già scappando dalla stalla, lasciando campo libero a Strand Larsen in pieno recupero.
Come Kean nel reparto avanzato, però, anche Calafiori costituirà un'alternativa in più per Gattuso in quello arretrato. Consentendo ad esempio a Bastoni di giocare centrale e di guidare la difesa, sempre che questa sia la volontà del ct. E soprattutto aiutando nel primo disimpegno in uscita palla al piede, notoriamente una delle armi migliori del mancino romano.
Per il resto, invece? Poca roba. Il campionato, onestamente, non propone moltissimo. Così come è difficile immaginare qualche inserimento pesante in extremis nella rosa che tenterà di riportare l'Italia ai Mondiali 12 anni dopo l'ultima volta.
Il nome grosso è quello di Domenico Berardi, tornato in grande stile dopo il gravissimo infortunio e l'anno di B col Sassuolo. Prima della sosta aveva segnato tre volte in due partite, dominando nell'esibizione del Sassuolo in casa dell'Atalanta (0-3). L'ultima presenza risale però a due anni fa esatti: 17 novembre 2023, Italia-Macedonia del Nord 5-2 per le Qualificazioni agli Europei dell'estate successiva a cui non avrebbe partecipato.
Nonostante Spalletti non ci sia più è impensabile un rientro in pista di Francesco Acerbi, che peraltro all'Inter sta giocando molto meno di un tempo. Qualche chance in più se la tiene Lorenzo Pellegrini, uscito dal giro azzurro ma di nuovo buon protagonista alla Roma nonostante il contratto in scadenza. Così come spera lo juventino Federico Gatti.
Poca roba, appunto. Nulla, almeno all'apparenza, che possa dare uno strappo di qualità e innalzare in maniera sostanziosa il livello.
Chi è in pienissima corsa, almeno potenzialmente, è Federico Chiesa. Perché "almeno potenzialmente"? Perché Gattuso ha sempre pensato di chiamarlo da quando si è insediato sulla panchina dell'Italia, ma le sue intenzioni si sono sempre tramutate in un nulla di fatto.
Il ct ha spiegato a più riprese, sia a settembre che a ottobre, come Chiesa non si sia sentito di tornare a far parte del gruppo azzurro. Colpa di tutto quel che l'ex bianconero ha vissuto e continua a vivere a Liverpool: i guai fisici, un minutaggio col contagocce, addirittura l'esclusione - poi revocata per il grave infortunio del connazionale Leoni - dalla prima fase della Champions League.
"Parlo spesso con lui, semplicemente bisogna rispettare scelte e problematiche che ognuno di noi ha - ha ribadito Gattuso prima della Moldavia - Altro non posso dire, ma questa è la verità. La scelta è sua? Sì, è di facile lettura, altrimenti non davo spiegazioni per la quinta volta".
Chiesa, in sostanza, è un'incognita pura. Ma è anche uno di quelli che potrebbero davvero dare una sterzata all'Italia, in termini sia di fiducia che di qualità. Anche se non è più il Fede dell'estate 2021, anche se dopo l'infortunio di Roma non è più tornato davvero lui. L'Italia, però, ha il dovere di puntarci a prescindere: marzo è lontano.