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L'incubo di Davide Ancelotti al Botafogo: sconfitte, eliminazioni, un attacco che non segna e le voci di esonero

GOAL

Tale padre tale figlio? Non ancora. Forse un giorno: al momento, proprio no. Anche se per Davide Ancelotti la missione, per il momento, è quella di consolidarsi nel ruolo di allenatore: non certo di raggiungere le vette già toccate più e più volte da papà Carlo.

Il problema è che il distacco di Ancelotti junior dal cordone ombelicale paterno, ovvero l'avvio della carriera da "solista", si sta rivelando più traumatico del previsto. Il Botafogo, la squadra che con una scelta innovatrice lo ha portato in Sudamerica e a Rio de Janeiro poco dopo la conclusione del Mondiale per Club, è solo l'ombra della squadra plurivincente del 2024. Anzi: è l'ombra anche di quella che negli Stati Uniti batteva il PSG.

Sconfitte, eliminazioni da tutto, un attacco che non segna, cessioni pesanti non rattoppate a dovere. E ancora: qualche nome importante del panorama europeo che non sta rendendo come nella Rio bianconera si sarebbero attesi. Ancelotti sta affrontando di tutto e di più, vedendo la propria avventura esotica dall'altra parte del mondo trasformarsi in una sorta di incubo.

LIBERTADORES A RISCHIO

Con il portoghese Artur Jorge in plancia di comando. nel 2024 il Botafogo ha vinto nel giro di pochi giorni la sua storica prima Copa Libertadores e poi anche il Brasileirão. Ma tutto ha cominciato a sfaldarsi con l'addio del lusitano e l'arrivo del connazionale Renato Paiva, a sua volta allontanato dopo il Mondiale per Club nonostante il leggendario 1-0 al PSG fresco campione d'Europa.

L'anno da record è già un lontano ricordo: oggi il Botafogo è quinto in classifica, lontano dalle primissime posizioni e a rischio addirittura per una nuova qualificazione alla prossima Copa Libertadores. Quelle dietro premono e uno scenario particolarmente concreto porta alla Copa Sudamerica, in pratica l'Europa League del continente.

TROPPE SCONFITTE

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Ancelotti è stato ufficializzato dal Botafogo a luglio. Alla prima partita in carica è stato iscritto come... aiutante del preparatore dei portieri: alcuni cavilli burocratici ne hanno impedito la completa regolarizzazione. È andata benone: 2-0 al Vasco da Gama in uno dei tanti derby di Rio de Janeiro. 

L'esordio vero come allenatore è avvenuto qualche giorno dopo, in casa, contro il Vitoria. E no, questo non è andato particolarmente bene: solo 0-0. Dopo quella partita Ancelotti ha ammesso di aver vissuto la notte della vigilia con un particolare nervosismo: "Ho dormito poco e non bene: solo 30 minuti".

Forse si aspettava, il figlio di Carlo, quel che sarebbe arrivato nei mesi successivi: una serie di tonfi accumulatisi con particolare e preoccupante frequenza. Non subito, però: 1-0 allo Sport ultimo e destinato quasi da subito alla retrocessione, poi un paio di pareggi. Quindi ecco il primo ko, in casa contro il Cruzeiro all'inizio di agosto. Da allora sono stati altri cinque i passi falsi contando appena il campionato, tre dei quali nelle ultime quattro giornate.

La curiosità è che, da quello 0-2 interno contro il Cruzeiro, Ancelotti ha sempre vinto o perso nel Brasileirão: mai pareggiato. Fanno cinque successi e sei ko, l'ultimo a metà settimana nel derby contro il Flamengo (0-3). Un bilancio oscillante e non troppo positivo.

LE ELIMINAZIONI

Ancelotti non vincerà trofei non solo per la non eccelsa posizione in campionato, ma anche e soprattutto per le due eliminazioni che si sono succedute nei suoi mesi in carica: prima quella dalla Copa LIbertadores, quindi quella dalla Copa do Brasil.

Il sogno del bis continentale è stato negato dagli ecuadoriani della LDU Quito, attuali semifinalisti, allenati peraltro da una vecchia conoscenza botafoguense come Tiago Nunes: il Glorioso ha vinto 1-0 l'andata degli ottavi in casa, risultato non sufficiente per contrastare i 2850 metri dell'altitudine di Quito e gli sprint degli avversari, che al ritorno si sono imposti per 2-0 qualificandosi per i quarti di finale.

Il Botafogo è quindi arrivato fino ai quarti di finale della Copa do Brasil, ma è andata male anche lì: il Vasco si è preso la rivincita ai quarti eliminandolo ai calci di rigore, necessari per decretare la formazione qualificata dopo un doppio 1-1 tra andata e ritorno.

CORREA, CABRAL E GLI ATTACCANTI CHE NON SEGNANO

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Il mercato, che già a gennaio aveva portato via elementi imprescindibili come Thiago Almada e soprattutto Luiz Henrique, ha rappresentato un problema non indifferente al Botafogo. Il cammino nella Libertadores del 2024 e quello nel Mondiale per Club hanno messo in vetrina diversi gioielli che John Textor, il proprietario americano del club, non si è fatto problemi a cedere.

Al Nottingham Forest sono così finiti il giovane difensore Jair ma soprattutto il centravanti Igor Jesus, sorpresa lo scorso anno tanto da entrare nel giro della nazionale brasiliana. Un'assenza, questa, che si è fatta sentire pesantemente: coloro che avrebbero dovuto farne le veci si sono in realtà dimostrati incapaci di creare un reparto offensivo senza di lui.

Il riferimento va ad Arthur Cabral e a Joaquin Correa, entrambi arrivati in estate. L'ex viola ha segnato 4 volte in 18 presenze, uscendo tra i fischi contro il Flamengo; l'ex interista, ostacolato anche da un infortunio muscolare, è ancora a secco dopo 17 presenze. Il miglior marcatore del Botafogo è dunque un trequartista: il venezuelano Jefferson Savarino, grande protagonista dell'accoppiata Libertadores-Brasileirão nel 2024 ma attualmente out per un infortunio.

"Abbiamo delle difficoltà a segnare, questo è evidente - ha detto Ancelotti dopo la sconfitta contro il Flamengo - Non difficoltà a creare occasioni da goal: difficoltà a finalizzarle. Se pensiamo che il nostro miglior marcatore ha segnato 4 goal, significa che è una squadra che gioca, che compete, che si difende bene, ma che ha problemi a segnare".

LE VOCI DI ESONERO

Normale, in questo scenario da brividi, che il posto di Ancelotti sulla panchina del Botafogo venga già considerato a rischio dopo appena tre mesi. In Brasile, il paese mangiaallenatori per eccellenza, funziona così: perdi un paio di partite e sei già sulla graticola. Se ne perdi diverse altre e nel frattempo vieni eliminato da un paio di competizioni, poi, il quadro si fa quasi disperato.

Però pare che il Botafogo, a dispetto delle voci di esonero sorte nelle ultime settimane, non abbia perso la fiducia nell'italiano. Il cui lavoro è al momento giustificato dall'altissimo numero di problemi fisici riscontrati dai giocatori della rosa, 23 dei quali in questa stagione si sono già fermati per un motivo o per un altro. Secondo GE, "all'interno del club sono consci di come gli infortuni in serie di giocatori importanti siano determinanti per giudicare il lavoro dell'allenatore".

Determinanti saranno però le prossime partite del Brasileirão, che ironia della sorte vedranno il Botafogo sfidare altre due formazioni bianconere: prima il Ceará, poi il Santos. In ballo non c'è solo una qualificazione alla Libertadores che ormai passa solo dal campionato: c'è anche il futuro di Ancelotti. Il quale, forse, non si sarebbe atteso di iniziare il percorso da allenatore tra tutte queste difficoltà.