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Parigi 2024

Un anno a Milano-Cortina 2026: l'Italia non perda la grande occasione

Paolo Marabini
Un anno a Milano-Cortina 2026: l'Italia non perda la grande occasioneN/A
Credibilità e risultati. Ormai non è più tempo per le polemiche, non c’è più spazio per i rimpianti. Bisogna solo rimboccarsi le maniche e dare tutto in questa lunga volata che ci porta al 6 febbraio 2026

È la grande occasione. E ormai ci siamo. Perché un anno vola, i Giochi italiani sono dietro l’angolo ed è bene che tutti lo si sappia, al fine di arrivare pronti, preparati ed efficienti al grande giorno. Ormai non è più tempo per le polemiche, non c’è più spazio per i rimpianti. Bisogna solo rimboccarsi le maniche e dare tutto in questa lunga volata che ci porta al 6 febbraio 2026. Così da dimostrare che quel 24 giugno di sei anni fa, a Losanna, il Cio fece la scelta giusta, scegliendo Milano-Cortina a Stoccolma-Are, non solo in virtù del convincente discorso e del gioioso siparietto di Sofia Goggia e Michela Moioli. La grande occasione è innanzitutto per l’Italia, intesa come Paese. In ballo c’è la reputazione a livello internazionale, c’è la credibilità, c’è la fiducia che un evento così planetario - anche se non si tratta della ben più mastodontica Olimpiade estiva - è in grado di produrre. Così come anche di far venir meno. Non v’è alcun dubbio: sul piatto dei Giochi ci... giochiamo molto. E sarebbe il caso di far tesoro delle esperienze passate, di taluni grandi eventi che non sono proprio filati via lisci, soprattutto alla voce bilancio e a quella della legacy, o lascito che dir si voglia, i due veri nodi di un’Olimpiade affinché abbia senso in un’epoca come questa. Gli alti costi hanno senso se vengono gestiti come farebbe un imprenditore oculato, meglio ancora se producono un attivo. Uno sforzo organizzativo così importante ha senso se genera un’eredità, se contagia i giovani, se stimola la pratica sportiva, se non riduce gli impianti a cattedrali nel deserto. Un impegno così immane ha senso se stimola i tanti attori in gioco a valorizzare tutti insieme il patrimonio di un Paese che molto ha da offrire e ha davanti la miglior vetrina per mettersi in mostra. Avremo poi la lente d’ingrandimento sulla parola “efficienza”. E mai come in questa Olimpiade, la prima in versione così “diffusa”, distribuita su tre regioni, bisognerà far funzionare la macchina organizzativa come uno strumento di precisione. Non basterà attaccarci all’italico stellone, non sono più i tempi della “nostra fantasia” e della “nostra capacità di arrangiarci”. La grande occasione, infine, la avranno i nostri atleti, che si stanno avvicinando ai Giochi spinti dal vento di tanti trionfi, galvanizzati dai record delle ultime tre Olimpiadi (Tokyo 2020, Pechino 2022, Parigi 2024) e capaci di superare gli atavici problemi, culturali in primis, con cui lo sport in Italia deve fare i conti. Dai, facciamo vedere al mondo che “siamo bravi e ci applichiamo pure”, facciamo vedere tutto quello di cui siamo capaci. È la grande occasione. Ed è la nostra. Stavolta non sprechiamola.

Fonte: Gazzetta.it