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A tutto Fabio Simplicio: "Alla Roma arrivai ubriaco all'allenamento, fui vicinissimo all'Inter di Mourinho"

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L'ex centrocampista brasiliano ricorda gli anni della Serie A: "Noi brasiliani ne combinavamo una al giorno. Per Sacchi ero potenzialmente più forte di Kaká. Sabatini mi ha deluso, non poteva vedermi".

Fabio Simplicio è uno dei personaggi iconici proposti dal calcio italiano nell'ultimo ventennio. Più di una le maglie indossate: quella del Parma, del Palermo, della Roma. E più di una anche le marachelle combinate.

L'ex centrocampista brasiliano, che oggi ha 46 anni, ne ha ricordata qualcuna in un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Come quando si presentò ubriaco agli allenamenti della Roma, lui assieme ai compagni brasiliani di quel tempo.

Fatti extracampo che fanno però il paio con quel che Simplicio ha fatto dentro il campo: ottime cose. Nonostante non fosse "potenzialmente più forte di Kaká", come pronosticava Arrigo Sacchi.

"PER SACCHI ERO PIÙ FORTE DI KAKÁ"

"Fu Sacchi a segnalarmi. Diceva che potenzialmente ero più forte di Kaká. In realtà, Ricardo faceva un altro sport. Ma Arrigo con me fu come un padre, oltre che un grande sponsor. 

Mi accolse in città e mi disse di entrare sempre duro. Il risultato? Nelle prime tre partite prendo tre gialli. Ma lui mi diceva di insistere". 

L'EMOZIONE PER TOTTI

"Mi sono emozionato due volte: quando ho visto lui e quando ho visto Papa Bergoglio a San Pietro. E si chiamano entrambi Francesco. Mi creda, una cosa speciale. E sì, l’ho scelta per il prestigio e per giocare con Totti e De Rossi. Ci siamo divertiti. Avevamo un gruppo di brasiliani che ne combinava una al giorno". 

"UBRIACHI ALL'ALLENAMENTO"

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"Scrivevano che noi brasiliani ci presentavamo ubriachi all'allenamento? Roma, si sa, è una piazza complicata per radio, voci e giornali. Stupenda, ma tosta a livello mediatico. Io ricordo quando all’inizio ero infortunato e non giocavo, si parlava di me dicendo un sacco di cose false. A parte tutto, però, un paio di volte siamo arrivati ubriachi per davvero... almeno noi brasiliani.

Premetto che per me lo spogliatoio è sacro, ma con Ranieri capitò che festeggiammo il carnevale brasiliano a casa di un compagno. Il giorno dopo eravamo dei cadaveri. Io non vedevo la palla. Claudio ci sgridò: 'Brasiliani, che avete fatto ieri sera?'. E ci mandò a fare la doccia. Ne abbiamo riso poi, tempo dopo. Ci prendeva spesso in giro. Ma non è l’unica che ho combinato... ne vorrei raccontare un’altra". 

CON LA MACCHINA DENTRO UNA FONTANA

"Ne vorrei raccontare un'altra. Una volta sono entrato con la macchina dentro una fontana di Parma. Ero ubriaco e non sono riuscito a fermarmi. Possiamo dire che fu un errore di gioventù...".

"VICINISSIMO ALL'INTER, POTEVO ANDARE ALLA JUVENTUS"

"Sono stato vicinissimo al trasferirmi all’Inter. Parlai anche con Moratti e so che Mou mi avrebbe voluto in mezzo al campo. Saltò tutto per questioni di soldi e contropartite, io sarei andato volentieri. Ma non c’erano solo i nerazzurri, ho avuto tante altre possibilità.

La Juventus? Anche sì. In quel caso mi chiamò Amauri e mi disse che i bianconeri mi seguivano. Mi sarebbe piaciuto giocare di nuovo con lui, ma sono felice di essere andato alla Roma".

"SABATINI NON POTEVA VEDERMI"

"Ho sempre avuto buoni rapporti con tutti, ma c’era un direttore che non poteva vedermi: Walter Sabatini. Mi ha fatto fuori sia a Palermo che a Roma. In rosanero prese Pastore al mio posto, per cui niente da dire, ma voleva proprio un profilo diverso dal mio. Più che le scelte, mi fecero restare male i modi usati.DNessuno mi ha mai coinvolto: solo un 'devi andartene'. Basta". 

Se ho avuto modo di parlargliene in un secondo momento? Mai, zero contatti. Ma sto bene così. Non mi è piaciuto come si è comportato e non lo stimo, fine".