Il campo di battaglia è il prato del Metropolitano, ma a lungo somiglia di più alle curve di Jerez de la Frontera. Sorpassi e controsorpassi in un derby di Madrid destinato a passare alla storia per i continui ribaltamenti, che alla fine vede prevalere e ascendere alla gloria l’Atletico di Diego Simeone, che si concede una formidabile "manita". Il Real non è mai all’altezza dell’avversario, pur restando con le ruote a contatto con i Colchoneros per cinquanta minuti grazie ai suoi gioielli. Sarebbero comunque andati bene contro la maggior parte degli avversari, ma non quando le partite valgono più di tre punti. E stavolta finisce con un disastroso 5-2. Con la prima sconfitta dei Blancos, l’Atletico accorcia sulla vetta, che domani potrebbe essere presa dal Barcellona in caso di successo contro la Real Sociedad.
Simeone rilancia dal primo minuto il figlio Giuliano, in panchina nell’ultima uscita, con Nico Gonzalez largo a sinistra e la coppia d’attacco composta da Sorloth e Alvarez. La vera notizia delle formazioni ufficiali è la prima presenza da titolare di Bellingham nel Real, insieme a Guler, Vinicius e Mbappé. Da menzionare anche la caduta del vincolo di territorialità nella squadra arbitrale: al VAR ci sono due nativi della comunità di Madrid, Del Cerro Grande e Pizarro Gomez. Si comincia e Sorloth fa subito scattare in piedi i 70 mila del Metropolitano, quando scappa alle spalle della difesa e si presenta davanti a Courtois, miracoloso l’intervento di Militao che ha la peggio nel contrasto. L’Atletico mantiene alta la pressione e viene premiato al 14’: sugli sviluppi di una palla inattiva, Giuliano crossa da destra, Courtois non esce e Le Normand svetta su Tchouameni infilando il portiere, grande ex della sfida. I Colchoneros restano padroni del campo, ma non serve a nulla perché al Real basta una fiammata per ripristinare la parità. Al 25’ Guler suggerisce in profondità per Mbappé, che controlla e lascia partire un diagonale che brucia l’erba alle spalle di Oblak per l’1-1. Il turco ammutolisce lo stadio undici minuti più tardi: Vinicius scherza a sinistra con Llorente e appoggia dietro al giovane fantasista, che di piatto in controbalzo firma un’impensabile rimonta. Il finale di frazione è tutto di marca Atleti. Alvarez colpisce il palo dalla distanza (39’), Lenglet si fa ingenuamente annullare una rete perché al posto di colpire di testa si protegge e devia di braccio in rete un corner (43’), finché al terzo minuto di recupero Sorloth non sistema tutto con un sontuoso colpo di testa su cui Courtois non può nulla.
Militao non riesce a proseguire e lascia il posto ad Asencio. Senza il brasiliano l’equilibrio dura sei minuti. Nel tentativo di rinviare Guler alza troppo il piede e colpisce Nico Gonzalez in area, il rigore è indiscutibile e Alvarez lo trasforma (51’). Il Real Madrid è alle corde, l’Atletico fiuta il sangue e cerca il colpo di grazia. Alvarez ci tenta direttamente da punizione non andando lontano dall’incrocio, Courtois è costretto a intervenire prima su Nico e poi soprattutto su Sorloth, murato provvidenzialmente in uscita. Per quanto sia encomiabile lo sforzo del belga, si deve arrendere quando al 64’ Alvarez dipinge un calcio di punizione a fil di palo semplicemente imparabile, per il 4-2. Punto nell’orgoglio e nel punteggio, il Real alza il baricentro, senza rendersi effettivamente pericoloso. Tuttavia, l’intensità dell’Atletico non cala e regge l’impeto rivale. Nel recupero, Simeone concede la standing ovation ai suoi alfieri, il figlio Giuliano e Alvarez. E dire che quest’ultimo una settimana fa contestava le sostituzioni del tecnico. Da allora, tripletta al Rayo e doppietta nel derby. Ma la festa non è finita: i Blancos si addormentano a metà campo, in contropiede Griezmann trafigge Courtois per la quinta volta. Un po’ di scintille negli ultimi istanti nel derby, ma l’impressione è che oggi nulla, proprio nulla, possa rovinare il trionfo dell’Atletico.