Petar Sucic e Andy Diouf, aria fresca nel centrocampo dell’Inter. In questo preciso momento tra i due scorre una certa differenza. Sucic ha già incantato San Siro. Diouf, appena arrivato, lo ha un po’ inquietato, tre errori ai primi tre tocchi di palla, nello scorcio che Cristian Chivu gli ha concesso in coda alla partita di lunedì contro il Toro. Diouf però era al primo contatto con il mondo Inter, Sucic è in gruppo dal Mondiale per club e ha quasi tre mesi di vantaggio sul compagno. Diouf ha diritto al tempo, deve capire su quale pianeta è atterrato.
L’altra sera, Chivu ha schierato 10 degli 11 titolari della infausta finale di Champions contro il Psg. L’undicesimo, Calhanoglu, non c’era perché squalificato. Che cosa succederà domenica contro l’Udinese? Chivu toglierà Sucic per far posto al turco? O uscirà Mkhitaryan perché il croato, con la prestazione di lunedì, si è già preso il posto fisso? Questa scelta dirà molto sull’Inter che sarà. Con un’avvertenza: per lunghi tratti, contro il Torino, Sucic si è comportato da regista di fatto e ha quasi esautorato dalla funzione Barella, il playmaker designato di giornata. La compatibilità tra Calhanoglu e Sucic andrà verificata. Sucic ha dalla sua l’età, nove anni di meno, e in prospettiva si può immaginare che diventi lui il nuovo direttore d’orchestra. Prima però va affrontato il presente con un’annotazione: lunedì Sucic ha agito in prevalenza da interno destro; in America e in certe amichevoli estive, per esempio contro il Monaco finché c’è stata parità numerica, si è mosso da mezzala sinistra e ha esaltato di meno. È un destro naturale e a destra si trova meglio. Un dettaglio non irrilevante, ma ripetiamo: forse il futuro di Sucic sarà al centro, sul ponte di comando, da regista di lotta e di governo, lucido nella visione e nella distribuzione e forte al recupero palla.
Poco più di dieci minuti contro il Toro, come trequartista dietro Bonny, in un attacco 2-1. Così ha esordito Andy Diouf (qui la sua scheda al fantacalcio) nell’Inter, ma non crediamo sia questo il suo ruolo. Presumiamo che sia stato ingaggiato per presidiare il centrocampo con la sua corsa e fisicità, come faceva Mandela Keita nel Parma di Chivu. Diouf potrebbe risultare utile in caso di mediana a due, quando ci sarà da sostenere un attacco a tre, per forzare uno 0-0 o risalire da una situazione di svantaggio. Sotto questo aspetto, può integrarsi bene con Barella. Detto ciò, Diouf può benissimo giocare anche in un centrocampo a tre con Calhanoglu e Barella o con Sucic. Non va dimenticato Frattesi, utilizzabile come incursore sulla trequarti. Le variabili sono tante, nel nuovo centrocampo nerazzurro. Un’altra Inter è possibile.
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