Quello di Zlatan Ibrahimovic è un nome, per forza di cose, strettamente legato al calcio italiano.
Nel corso della sua straordinaria carriera da calciatore ha vestito le maglie di Juventus, Inter e Milan e proprio ai colori rossoneri è tornato a legarsi una volta appesi gli scarpini al chiodo.
L’ex fuoriclasse svedese a margine dell’assemblea generale dell’ECA a Roma, ha parlato del suo rapporto con l’Italia e svelato di essere stato vicino ad una squadra della Capitale in passato.
“Il 70% della mia carriera da calciatore si è svolta in Italia, ho giocato nei tre club principali ed ora sono al Milan. L’Italia è la mia seconda casa, quando sono arrivato la Serie A era il campionato più importante al mondo. Sono arrivato alla Juventus dall’Ajax, mi sono ritrovato a giocare con quei calciatori che una settimana prima prendevo alla PlayStation. Volevo dimostrare perché ero stato scelto, non avevo tanto rispetto per gli altri, volevo impormi”.
“Ricordo di aver incontrato Capello e di avergli detto ‘buongiorno’, lui ha messo via il giornale ed è andato via senza salutarmi. Ha fatto questo per insegnarmi a chiedere rispetto. Lui era esigente ed aveva una grande disciplina, di portava dalle stelle alle stalle per tirare fuori il meglio. Ero una persona normale e sono diventato un animale da area di rigore”.
“C’è stato un momento nel quale potevo andare in un’altra squadra italiana, ma non dirà quale perché ho un amico che tifa per l’altra squadra di questa città e mi deve dare un passaggio a casa”.
“Ho giocato nelle principali squadre d’Europa, compreso il PSG. Ho visto quel progetto di club e posso dire di essere l’architetto di quella squadra. Abbiamo visto cosa era prima e cosa è diventato oggi”.
“Ho sempre sentito la necessità di dimostrare che ero il migliore, perché mi sentivo di esserlo. Vengo da un ambiente nel quale ti insegnano a dimostrare di essere sempre il migliore ed è un qualcosa che ho portato con me. La metà del successo di un calciatore sta nella mente, è il lavoro che ti permette di primeggiare”.
“I calciatori vanno tutelati, il calendario deve essere più sostenibile. Le rose hanno 25 giocatori e ci sono le pause per le Nazionali, ma anche lì sarebbe meglio rispettare le condizioni dei calciatori, magari possono essere chiamati solo se è necessario”.
“Adesso sono un consulente del Milan, ma lavoro con un team straordinario. Non ho la stessa adrenalina di prima e per questo tutti i giorni vado in palestra. Ogni giorno imparo tanto in questo nuovo ruolo e capisco altri lati del calcio, perché accadono alcune cose”.
“Visto che il Milan non è in Champions League, tiferò per le squadre nelle quali ho giocato. Non sempre vince la squadra più forte, ma da gennaio in poi bisogna essere sul pezzo”.
“Non ho mai vinto la Champions League e si ricorda più questo che il 90% di quelli che l’hanno vinta. Sono stato contento per il PSG, ripetersi però è più difficile”.
“Chi vincerà i Mondiali? La Svezia non è qualificata, quindi tifo per il Brasile del mio amico Ancelotti. Vedremo se riuscirà a trasformare in oro anche il Brasile”.