Error code: %{errorCode}

Calcio

Fonseca, pro e contro. Ma il salto di qualità deve farlo la società

Andrea Di Caro
Fonseca, pro e contro. Ma il salto di qualità deve farlo la societàN/A

Alla fine il Milan ha deciso: sarà Paulo Fonseca, 51 anni, il suo prossimo allenatore. Dopo aver studiato e contattato una decina di profili, quasi tutti di seconda fascia, la scelta è ricaduta sull’elegante tecnico portoghese, reduce da un’ottima stagione nel Lilla. Nessun top coach è mai stato vicino al Milan, né seriamente cercato: né Conte, né Klopp, né Zidane, né Tuchel... Il club si è da subito indirizzato su un altro genere di profilo, molto meno impegnativo sotto tutti i punti di vista (economico, tecnico, progettuale) ed evidentemente più in linea con i dirigenti e la società di oggi. In un certo senso il Milan è stato coerente: non si è mai discostato troppo dall’identikit iniziale.

Quello che aveva portato a chiudere un accordo con Lopetegui, poi saltato a furor di popolo rossonero. I tifosi sono riusciti a bloccare l’arrivo del non entusiasmante ex c.t. spagnolo, ma non quello di Fonseca, un tecnico che gli somiglia molto. Tanto da far pensare che, vista l’alternativa, tanto valeva tenere il punto, mostrando sicurezza, e insistere sulla scelta iniziale, anziché farsi travolgere dalla protesta rumorosa e ripiegare su un fac-simile. Lopetegui si è piazzato in Premier al West Ham, non è poi finito male. Fonseca invece dovrà fare i conti con la diffidenza di un ambiente che chiedeva un grande nome in grado di riaccendere l’entusiasmo, far dimenticare la seconda stella interista, rilanciare le ambizioni rossonere. Ma non subirà, quasi certamente, un #NoFonseca come accaduto all’incolpevole tecnico spagnolo. I tifosi rossoneri infatti in queste settimane si sono resi conto che l’uomo dei sogni non sarebbe arrivato e dunque si sono rassegnati a una figura dal curriculum meno affascinante. Intendiamoci però: il prescelto Fonseca, come Lopetegui, Conceiçao, Gallardo, Scaloni e un’altra mezza dozzina di tecnici finiti nella lista, non è un brocco, ma un valido professionista. Merita rispetto umano e professionale.

Semplicemente per il rilancio del Milan, club con sette Champions in bacheca (secondo solo al Real Madrid), ci si aspettava un profilo più importante. Anche se c’è da dire che un po’ in tutta Europa i grandi club stanno preferendo allenatori giovani e meno pretenziosi di certi top coach. In ogni caso, ora che Fonseca è stato preso (salvo improbabili colpi di scena) è giusto valutare cosa ha convinto la dirigenza rossonera. Certamente Fonseca è un tecnico serio, elegante, colto, in una parola ha “le physique du rôle”. Poi vanta una certa flessibilità tattica (4-2-3-1 o 4-3-3) e la predilezione per moduli offensivi che ben si adattano alla rosa rossonera. Quindi, visti i tempi, conta pure il suo aziendalismo: Fonseca chiederà giocatori adatti alla sua idea di gioco, ma non metterà in difficoltà il club alla prima conferenza stampa, come spesso fanno certi big della panchina. Infine ha una discreta esperienza internazionale (Braga, Shakhtar, Lilla) e soprattutto la conoscenza del nostro campionato, avendo allenato per due stagioni la Roma prima dell’arrivo di Mourinho. Anche nella capitale fu accolto da un certo scetticismo, eppure la sua Roma giocò un buon calcio e, pur mancando nel suo biennio la zona Champions, raggiunse una semifinale di Europa League (eliminata dal Manchester United), con una rosa nettamente inferiore a quelle avute poi da Mourinho, la cui media-punti in A è stata peggiore.

All’attivo in giallorosso anche il muro contro muro con Dzeko, poi ceduto: Fonseca dimostrò personalità e carattere, anche se il club perse a zero l’attaccante. Fonseca lasciò Roma senza lasciare rimpianti, ma anche senza fare polemica e ringraziando tutti, confermando lo stile e l’eleganza che tutti gli riconoscono. Ma se l’Olimpico e la piazza romana non sono certo facili, San Siro e quella milanese lo sono ancora meno per le aspettative dei tifosi rossoneri e per il contrappeso dell’Inter. Avrà Fonseca le spalle larghe e la personalità per resistere a eventuali fasi critiche? Se si cercava un tecnico che potesse caricarsi sulle spalle il club, allora la scelta pare molto avventata, se invece la società sarà capace di sostenerlo in modo forte sul mercato e nel lavoro quotidiano, allora potrebbe anche rivelarsi azzeccata.

Più del tecnico, le cui buone ma finora non eccezionali qualità si conoscono, è il club che dovrà fare un salto di qualità importante sotto tutti i punti di vista. Parafrasando Spalletti "società forte, destino forte". Oggi è la struttura del club, più ancora dei mezzi economici a disposizione, a lasciare molti dubbi. Dalla scelta del tecnico, dopo averne sondati tanti, ai dubbi sul centravanti, a una non chiara filiera decisionale: il Milan non regala certezze. Chissà, magari lo strano trio Furlani- Moncada-Ibra ci stupirà. E magari farà altrettanto Fonseca, a cui è giusto dare un sincero bentornato in Italia. Oggi dirà addio Pioli, un bravo tecnico e una persona perbene, che ha vinto uno scudetto e in Champions è arrivato in semifinale. Chiude con un secondo posto senza essere stato aiutato molto dal club quest’anno. Merita un caloroso saluto dai tifosi che lo hanno criticato spesso, in modo forse anche esagerato. Il forte rischio che un domani possa essere rimpianto esiste...

Fonte: gazzetta.it