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Calcio

Il Foggia dei Miracoli e il genio di Zeman: una favola da Serie A

Lorenzo Rigamonti
Il Foggia dei Miracoli e il genio di Zeman: una favola da Serie AGetty

Quattro parentesi magiche e tutte diverse: l’eredità calcistica di Foggia si interseca inevitabilmente con quella di un allenatore burbero e al contempo stesso geniale, di nome Zdenek Zeman. Il boemo è stato l’artefice del “Foggia dei Miracoli”, quel collettivo che si spinse fino alla alla Serie A sorprendendo il calcio italiano a suon di gol e gioco scintillante. Il 4-3-3, il tridente esplosivo e il centrocampo tutto fantasia. Un calcio fatto di idee, che si lasciava raccontare da sé. Tanti gol fatti, tanti gol subiti e spettacolo puro, capace di rompere qualsiasi catenaccio alla italiana.

Zeman ha allenato il Foggia nella stagione 1986-1987, poi dal 1989 al 1994 (fu lì che si cominciò a parlare di Zemanlandia), nel 2010-2011 e infine nel 2021-2022.

L’impegno e i risultati ottenuti alla guida del club pugliese valse a Zeman la cittadinanza onoraria. Oggi il Foggia milita in Serie C, con l'ambizione di tornare ai vecchi fasti. Non perdere nemmeno una partita di Serie C su DAZN!

Ma come è arrivata a comporsi la favola di Zeman al Foggia? Ecco il racconto di questa storia irripetibile.

Zdenek ZemanGetty Images

La storia di Zeman al Foggia

Ogni favola ha un inizio umile. Zdenek Zeman sbarca al Foggia dopo un lungo percorso tra il calcio dei dilettanti, in Sicilia. E’ proprio l’isola sicula ad accoglierlo negli anni Sessanta, mentre nella sua Cecoslovacchia scatta quella che verrà ricordata come la Primavera di Praga. A Palermo intanto, Zeman comincia come professore di educazione fisica per poi cimentarsi sui campi di società dilettantistiche. Il suo nome, o meglio le sue idee, balzeranno subito all’occhio di Pasquale Casillo, presidente del Foggia.

Il primo contatto con i rossoneri

Nel 1983, il Licata gli offre una grande opportunità: Zeman porterà il club gialloblù per la prima volta in Serie C1, e rimarrà lì fino al 1986. Durante il suo soggiorno però, ecco il primo contatto col club di Casillo: si tratta di un’amichevole tra Foggia e Licata, vinta con ampio margine dai “Satanelli”. Nonostante la dura sconfitta, le idee messe in campo dal boemo affascinano il Foggia.

Gli inizi

E nel 1986, ecco il primo matrimonio: i rossoneri allora militano in C1, ma il clima è tutt’altro che sereno. L’organico è ridotto all’osso (Zeman partì con soli sette giocatori a disposizione), e il club rischia la retrocessione per illecito sportivo. La retrocessione non arriverà né automaticamente né sul campo, ma la prima avventura di Zeman sulla panchina dei pugliesi arriverà al capolinea dopo nemmeno una stagione.

La seconda parentesi

Dopo il ritorno in Sicilia sulla panchina del Messina, e dopo aver lanciato giocatori del calibro di Totò Schillaci, Zeman torna al Foggia nel 1989. La squadra rossonera è appena stata promossa in Serie B, e il presidente Casillo non ha le certezze finanziarie in grado di garantire un collettivo di giocatori degno della serie cadetta. Zeman pertanto, viene richiamato per costruire la squadra dal basso: serve valorizzare un insieme di giovani dalle categorie inferiori, serve stupire attraverso il gioco e non i nomi.

Zdenek Zeman in conferenza, RomaGetty Images

Il Foggia dei Miracoli

Missione accettata: gli inizi non sono facili, tra contestazioni dei tifosi e risultati deludenti. Ma un girone di ritorno in crescendo fa trasparire quelli che sono i dettami di un calcio unico ed ispirato. La piazza si innamora di Zeman e del suo calcio, e finalmente ritrova quell’armonia necessaria alla grande scalata. La stagione successiva infatti, i Satanelli tornano in Serie A a 13 anni dall’ultima volta. Francesco “Ciccio” Baiano è l’ultimo tassello che andrà a comporre il tridente delle meraviglie assieme a Beppe Signori e Roberto Rambaudi. I rossoneri dominano così la serie cadetta, mettendo a referto il miglior attacco (67 reti in 38 partite).

La Serie A

Un attacco prolifico come pochi, che non soffre nemmeno il passaggio di categoria l’anno successivo. Il Foggia dei Miracoli è appena nato, e alla prima stagione in A chiude in nona posizione mettendo a segno 58 reti in 34 gare. Tra goleade imposte e subite (quel Foggia aveva fatto registrare anche la seconda peggior difesa del campionato), il calcio italiano è stregato dallo spettacolo di tecnica e pressing messo in campo dagli uomini di Zeman. Quel nono posto eguagliò il record del 1965, con Oronzo Pugliese in panchina.

La fama del nuovo Foggia però attrae gli occhi del mercato sui gioielli di Zeman: in poco tempo fanno le valigie Signori, Baiano, Rambaudi, Shalimov, Barone, Matrecano. Tutti giocatori indispensabili per lo scacchiere di Zeman. La società però, sarà brava nell’identificare un ricambio di talenti all’altezza:  Di Biagio, Grassadonia, Medford, Seno, Bresciani, Caini, Sciacca e Biagioni e Bryan Roy contribuiranno a riportare il Foggia a un passo dall’Europa, sempre in nona posizione, due stagioni dopo. La seconda cavalcata, quella più sontuosa, terminerà nel 1994. Zeman accetta l’incarico della Lazio e poi della Roma, salutando Foggia da eroe.

Terza avventura

Il cortocircuito Zeman-Foggia si rimaterializzerà ben sedici anni dopo. In Puglia si riforma il trio che aveva portato alla luce il Foggia dei Miracoli. Casillo riacquista il club, riaffidando la carica di direttore sportivo a Giuseppe Pavone e la panchina a Zdenek Zeman. Il sogno di risalire dalla Serie C però, rimane tale. Il Foggia si fermerà a un passo dalla zona playoff, nonostante un attacco esplosivo formato da un giovane Lorenzo Insigne e Marco Sau. Deluso dai risultati, Zeman lascia dopo appena un anno.

Quarta avventura

Ugualmente breve sarà la quarta parentesi con i rossoneri, aperta e chiusa nella stagione 2021-2022. Il ritorno a Foggia di Zeman è accolto con grande entusiasmo dalla città intera, ma anche questa volta i risultati non arriveranno. Il Foggia di Zeman viene battuto dalla Virtus Entella al 1° turno dei playoff. Zeman, annuncia così la volontà di rompere col club pugliese per “mancanza di stimoli”.

Zdenek ZemanGetty images

Quali giocatori ha allenato Zeman al Foggia

Beppe Signori

Giuseppe Signori è stato, indiscutibilmente, uno degli attaccanti più forti di sempre nella storia del calcio italiano. Tassello di inestimabile valore nel tridente del Foggia dei Miracoli, Signori è decimo nella classifica dei capocannonieri all-time della Serie A. Dopo il Foggia, ha fatto la storia della Lazio (è il terzo capocannoniere di sempre per i biancocelesti dietro a Piola e Immobile), della Sampdoria, del Bologna e della Nazionale.

Giuseppe Signori, FoggiaGetty Images

Luigi Di Biagio

Gigi Di Biagio ha fatto parte di quella seconda ondata di talenti in grado di tenere in alto il nome del Foggia a partire dal 1992. Centrocampista centrale di grande caratura, onererà poi le maglie di Roma e Inter. Poi l’importante lavoro con la Nazionale, prima da giocatore e poi da commissario tecnico di Under 20 e Under 21.

Luigi Di Biagio e Zdenek ZemanGetty Images

Lorenzo Insigne

Giocatore lanciato nella terza parentesi di Zeman al Foggia, Insigne ha seguito il tecnico boemo anche al Pescara. Dalla Serie C coi pugliesi alla Serie B con gli abruzzesi, Lorenzo il Magnifico regalerà chicche di bellezza pura. Il Napoli lo riaccoglierà a braccia aperte, affidandogli la fascia di capitano.

Lorenzo Insigne con la maglia della nazionaleGetty

Francesco Baiano

Ciccio Baiano andò a completare un reparto pressochè perfetto: rimase al Foggia per due stagioni, quella della promozione e quella della rivelazione in A. 22 reti nella prima (capocannoniere della serie cadetta) e 16 nella seconda, la sua consacrazione è stata repentina. La Fiorentina lo strappò dalle mani di Zeman, facendolo giocare al fianco di Batistuta.

Francesco Baiano, FiorentinaGetty Images

Marco Sau

La coppia col giovane Lorenzo Insigne riconfermò l’attacco rossonero come migliore della Serie C. Grazie agli insegnamenti di Zeman, la carriera di Sau decollò: destinato a diventare una bandiera del Cagliari, il sardo è stato uno dei bomber più rilevanti tra Serie A e Serie B.

Marco Sau, CagliariGetty Images

Roberto Rambaudi

U altro piccolo capolavoro partorito da Zeman. Roberto “Rambo” Rambaudi militò per tre stagioni con la casacca rossonera. Di ruolo esterno destro, garantiva dinamismo e gol a una squadra basata su canoni di bellezza e spettacolo. In tre stagioni mise a referto 31 reti, entrando nel cuore della piazza rossonera. Ritrovò Zeman alla Lazio.

Francesco Mancini

Di ruolo portiere, Mancini fu pedina centrale del gioco intavolato da Zeman. Interpretava al meglio il ruolo del “portiere-libero”, e negli anni ha pure collaborato col boemo in qualità di preparatore die portieri. Un infarto a soli 43 anni gli ha tolto la vita.

Il modulo

L’estetica di “Zemanlandia” era tutta fondata sulla bellezza e sul dinamismo garantiti dal modulo. Il 4-3-3 zemaniano era un uragano di tecnica e trazione anteriore. Si basava sull’aggressione continua dell’avversario tramite pressing, sulla velocità di un tridente affamato di gol e sull’abilità nel tocco palla da parte del centrocampo. La difesa invece, marcava esclusivamente a zona. "Marcare a uomo? Non dirò mai a un mio calciatore di giocare solo per controllare un avversario" diceva Zeman. E ancora, sul Foggia dei Miracoli: “Non avevano prestanza fisica, ma compensavano con la tecnica. E poi si divertivano a giocare insieme".

I risultati di Zeman al Foggia

  • Promozione in Serie A (1990-1991)
  • Nona posizione in Serie A (1991-1992 e 1993-1994)
  • Undicesima posizione in Serie A (1992-1993)
  • Primo turno playoff di Serie C (2021-2022)