Siamo a San Fratello, comune di 3500 abitanti sui monti Nebrodi a 675 metri di quota, provincia di Messina. Queste sono state le terre di allenamento di Vincenzo Nibali, il campionissimo del ciclismo. Qui c'è una squadra di calcio che si chiama San Benedetto, voluta da Delfio Calabrese, anima e capitano. È in testa al suo girone di Seconda categoria. Ma oltre a giocare a pallone Delfio alleva con grande passione il cavallo sanfratellano. È la razza più antica d'Italia, comparsa proprio sui Nebrodi oltre 1000 anni fa, e qui vive ancora selvaggio. È da questo cavallo che è stato trasmesso il dna a tutte le razze italiane e attraverso il sanfratellano e i suoi incroci con gli altri cavalli si può scrivere la storia del nostro Paese.
Ma c'è molto di più. La squadra di calcio nasce con l’intento di utilizzare lo sport come potente strumento sociale contro l’abbandono scolastico e aiutare i giovani di San Fratello a credere nel proprio futuro. Il campo di calcio è inagibile da quattro anni per lavori, così Delfio e altri adulti di San Fratello nei giorni di allenamento prendono con le loro macchine i ragazzi e li portano al campo di Acquedolci. Tutti aspettano quei due giorni a settimana per andare agli allenamenti, perché si sta insieme, c’è confronto e voglia di costruire qualcosa di bello. L’allenamento poi si trasforma in festa, perché alla fine si mangia tutti insieme a bordo campo e a casa si torna sempre felici. Domenica scorsa, Delfio, che ha 49 anni, e suo figlio Antonio, 17, hanno giocato insieme nella squadra e segnato entrambi nella partita vinta con la Vivi Don Bosco a Barcellona Pozzo di Gotto. Ma c'è qualcosa di più importante.
Spiega papà Delfio: "Il calcio è spesso fatto di numeri e classifiche, ma a volte diventa magia pura. Giornate come quella di domenica ci ricordano perché lottiamo. Sono orgoglioso che questi ragazzi crescano in un ambiente con i giusti insegnamenti. Abbiamo una scuola calcio di 40 ragazzini, completamente gratuita, cerchiamo di toglierli dalla strada. Voglio far capire ai ragazzi che nella vita tutto si può raggiungere con i sacrifici e gli allenamenti, e restare così lontani dalle droghe e dall'alcol. Glielo dico sempre, "dovete credere in quello che fate, vivere tranquilli, non bevete, non fumate". Abbiamo anche situazioni difficili, ma noi questi ragazzi li aiutiamo. Questo è un paese d'oro, con una bellissima storia. La squadra l'ho costruita io e le ho messo il nome di San Benedetto il Moro (religioso e santo del 1600, ndr), che era proprio di San Fratello. Purtroppo non abbiamo il campo di calcio da quattro anni, andiamo ad Acquedolci, ci alleniamo sempre di sera, e pensate ai sacrifici che fanno anche i ragazzini. Ci autotassiamo, loro non pagano nulla. Questa squadra è seria e deve durare nel tempo, perché ha valori seri".