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Mayulu, Mbaye e Ndjantou: il nuovo tesoro del Psg. Quando il coraggio premia chi crede nei giovani

Gazzetta

Vincere è difficile. Rivincere ancora di più. Ma se si prova a farlo senza le grandi stelle, senza i titolari e con una banda di post adolescenti, allora la missione diventa eroica. E' quello però in cui crede Luis Enrique che dopo aver rinunciato ai vip alla Mbappé, Messi e Neymar, ieri ha abbattuto il Barcellona dell'enfant prodige Lamine Yamal puntando sulla migliore gioventù di casa. In gol ci è andato di nuovo Mayulu, classe 2006. E la partita il Psg l'ha vinta lanciando l'assalto finale con un 18enne al debutto in Champions come lo sconosciuto Ndjantou, dopo aver fatto cominciare la gara al 17enne Mbaye, oltre che a Zaire-Emery, un veterano a soli 19anni. Il tutto senza il Pallone d'oro Dembélé e i vari compari d'attacco, tutti in infermeria.

Nelle dichiarazioni di Mayulu a fine match c'è la sintesi della politica di investimento adottata da Lucho: “E' un motivo d'orgoglio vedere i ragazzi usciti dal centro di formazione giocare partite del genere. Cerchiamo di dare tutto ogni giorno e di restituire la fiducia dell'allenatore”. Non può di certo sostenere il contrario il 19enne nato in periferia della capitale, centrocampista di formazione, schierato ieri al centro dell'attacco. E che a maggio, qualche giorno dopo il compleanno si era regalato il gol del 5-0 in finale di Champions League contro l'Inter. Quello al Barcellona è stato anche il terzo personale nella competizione, da quarto più giovane di sempre tra i parigini. E in più, delle otto reti complessive, si tratta della quarta di sinistro. Non male per un destro.

Mayulu è solo l'ultimo testimonial della strategia di valorizzazione del centro di formazione che ha fatto emergere già da tempo un altro 2006 come Zaire-Emery, già 138 presenze da professionista. L'ultima ieri, decisa dopo il riscaldamento quando è stato chiaro che il 2004 Neves, al rientro da infortunio, non era al meglio. Il 19enne non ha fatto una piega e si è speso a tutto campo, confermandone le qualità che Lucho finora ha speso facendogli fare pure il terzino destro. Polivalenza che ha permesso al ragazzo di farsi spazio anche in nazionale, con 7 presenze e 1 gol in 229' complessivi. Di minuti, da professionista, ne aveva appena 28' Quentin Ndjantou, 18 anni compiuti il 23 luglio, e che sabato aveva debuttato contro l'Auxerre (2-0). Un buon esordio che ha convinto Lucho a portarselo in Catalogna e a buttarlo nella mischia nel finale per andare a strappare i tre punti. E il ragazzo ha confermato quanto di buono mostrato in campionato.

Solo primizie, ma comunque un segnale forte, in favore dei giovani parigini come Mbaye, neppure maggiorenne ma con già un titolo di campione di Francia, una coppa di Francia, una Supercoppa europea e pure una Champions League, anche se da panchinaro, in curriculum. Un esterno puro che piace molto a Lucho che ieri l'ha messo per la prima volta titolare in Europa, dopo avergli concesso il debutto dalla panchina contro l'Atalanta e qualche minuto contro il Tottenham in Supercoppa a Udine. Certo, tutti sfruttano assenze di rango, inclusa quella di un Doué, comunque un 2005, ma i ragazzi parigini si tengono pronti e alto il livello di concorrenza. Come il 18enne Noah, centrale rimasto in panchina ieri, ma che ha già debuttato la scorsa stagione in Ligue 1. Prova che Luis Enrique manda in campo solo chi offre garanzie, indipendentemente dal nome e dall'anagrafe, puntando ancora a vincere la Champions League.