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Paura e rosa sopravvalutata: la Fiorentina deve cambiare marcia, altrimenti sarà dura anche solo salvarsi

GOAL

La sconfitta contro l’AEK ha riportato alla luce quei problemi che Vanoli sembrava aver parzialmente risolto: alla Fiorentina serve una svolta, anche tattica.

Una sconfitta che fa male, non solo perché complica anche il cammino in Conference League, ma soprattutto perché certifica una cosa che era comunque già chiara da tempo: questa Fiorentina ha problemi enormi.

A dire abbondantemente che c’era qualcosa che non andava ci aveva già pensato quell’ultimo posto nella classifica di campionato, ma la sfida con l’AEK ha mostrato forse il lato più preoccupante di una situazione che fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginare: la squadra non sembra sapere come uscirne.

I pareggi ottenuti contro Genoa e Juventus avevano fatto pensare a una sorta di ripresa, ma la prestazione di giovedì sera ha trascinato nuovamente la Viola nel buio più profondo.

Un buio fatto di paura, di mancanza di gioco, di leader e forse anche di inadeguatezza di una rosa che, prima dell’inizio della stagione, era stata da molti sopravvalutata.

LE PAROLE DI DZEKO

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Di Fiorentina-AEK non resta solo l’ennesima sconfitta interna, restano soprattutto le parole di Edin Dzeko.

Lui, che della squadra è l’uomo più esperto in assoluto, l’elemento chiamato a trascinare con il suo status il gruppo a un livello successivo, dopo il triplice fischio finale si è lasciato andare a uno sfogo che, più di qualsiasi altra cosa, spiega quale sia il momento che i gigliati stanno vivendo.

"Possiamo dire che facciamo ca*are o non meritiamo la maglia? Ok, ma i tifosi non ci possono fischiare a ogni tocco sbagliato. Si fischia a fine partita – ha spiegato dopo il triplice fischio finale ai microfoni di Sky. – Non riusciamo a fare due o tre passaggi di fila, per una squadra così non è normale. Ognuno di noi deve farsi due domande su cosa sta facendo e cosa può fare, perché così non va bene. Io per primo".

Il campione bosniaco ha messo sul tavolo tutta la fragilità di una squadra che non sembra sapersi svegliare da un incubo e sostanzialmente ha chiesto anche ai tifosi una mano per uscirne.

La Fiorentina di oggi non può reggere ai fischi di uno stadio “a metà”, e questo perché ogni tocco sbagliato sembra assumere i contorni dell’errore imperdonabile. La compagine gigliata sta insomma facendo i conti anche con la paura di chi evidentemente è consapevole del fatto che non basterà il nome per tirarsi fuori dalle sabbie mobili nelle quali si è ritrovata.

ORA TOCCA A VANOLI

Il pessimo inizio di stagione della Fiorentina è stato già scandito dalle dimissioni di Daniele Pradè e dall’esonero dell’allenatore scelto per iniziare quello che doveva essere un ciclo importante: Stefano Pioli.

Tutto il peso di una situazione al limite dell’insostenibile è passato così sulle spalle di un Paolo Vanoli, al quale è stato affidato il difficile compito di riportare una squadra allo sbando sulla giusta rotta.

Il nuovo tecnico gigliato ha sin qui usato sempre le giuste parole davanti ai microfoni, ha spiegato a tutti che gli obiettivi sono cambiati e che il percorso sarà in salita, ed inoltre in panchina ha sempre mostrato quella grinta che la squadra non è riuscita però a far sua.

Le sue urla, i suoi ampi gesti e i suoi incitamenti non si sono mai tradotti in quel cambio di passo che andrà invece cercato in altri modi.

Dal punto di vista tattico, infatti, non ha cambiato nulla rispetto al suo predecessore, continuando ad affidarsi a quel 3-5-2 (con varianti annesse) che al momento non ha funzionato.

A lui il compito di cercare una strada diversa, di modificare le cose passando magari alla difesa a quattro o cercando di mettere tutti nelle migliori condizioni per esprimersi.

Il rischio concreto è quello che la spinta solitamente data dal cambio di allenatore possa essersi già esaurita e che, mancando anche quella, le cose possano complicarsi ulteriormente.

UNA SQUADRA COSTRUITA MALE

Dopo la chiusura della sessione estiva di calciomercato, quasi tutti hanno promosso a pieni voti l’operato dei dirigenti della Fiorentina.

A pesare molto nel giudizio di tanti, anche il fatto di aver trattenuto titolari inamovibili come Kean, De Gea e Gosens, e riscattato Fagioli e Gudmundsson (fin qui tra i più deludenti in assoluto in stagione); alla lunga però il campo ha dimostrato che quella gigliata è una rosa con enormi lacune.

La Fiorentina ha speso sul mercato più di novanta milioni di euro, una cifra enorme in rapporto a quelle che sono le sue entrate, per prendere giocatori che semplicemente non fanno la differenza.

I vari Sohm, Fazzini, Nicolussi Caviglia, Lamptey, Viti e Piccoli (potenzialmente il giocatore più costoso dell’intera storia del club) sono tutti elementi validi che meritano un posto in rosa, ma non sono esattamente i rinforzi dei quali aveva bisogno una squadra che, per stessa ammissione del club, aveva ambizioni importanti.

Nessuno di essi è un giocatore da salto di qualità ed anche in termini di personalità è difficile chiedere loro di trascinare.

A ciò va aggiunto che si è deciso di costruire una rosa adatta a un modulo specifico, che non prevedesse esterni offensivi e attaccanti veloci. Una cosa che ovviamente complica i piani di Vanoli che, anche volendo modificare modulo, non avrebbe grandissimi margini di manovra.

Avere tre centravanti come Kean, Piccoli e Dzeko si è rivelato un lusso che la Fiorentina non può permettersi. Sarebbe magari bastato investire quei novanta milioni per tre o quattro giocatori di spessore, piuttosto che riempire la rosa di doppioni.

COSÌ SARÀ DURA SALVARSI

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Non ci sono dubbi sul fatto che la Fiorentina sia più forte di molte delle squadre con le quali si è riscoperta a lottare nei bassifondi della classifica, ma la storia della Serie A ha già dimostrato che la cosa, da sola, non basta.

Quando si viene risucchiati in un vortice negativo è difficile uscirne e, sin qui, la compagine gigliata non ha dimostrato di avere quella forza per tirarsi fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione.

Non è solo una questione di gioco, che comunque in stagione non si è mai visto, ma anche di attitudine a lottare per la salvezza.

Molti dei giocatori che compongono la rosa gigliata non sono abituati a certi livelli, dove lotta e grinta contano più delle sole qualità tecniche.

La Fiorentina è ora attesa da due trasferte difficili sui campi di Atalanta e Sassuolo ed eventuali altri passi falsi potrebbero avere effetti pesantissimi.

I Viola, che sin qui non hanno vinto una sola partita in campionato, hanno i mezzi per risollevarsi e per iniziare a scalare la classifica, ma la sfida con l’AEK ha dato tanto la sensazione che, se non ci sarà una svolta immediata, sarà dura potersi salvare.