Anthony Taylor, uno dei fischietti più esperti della Premier League, ha raccontato in una lunga intervista rilasciata a BBC Sport il periodo più difficile della sua carriera: gli episodi seguiti alla finale di Europa League 2022/23 tra Siviglia e Roma.
L’arbitro inglese, finito nel mirino dei tifosi giallorossi per alcune decisioni contestate, ha parlato apertamente degli insulti ricevuti, del comportamento di José Mourinho e delle conseguenze che quell’esperienza ha avuto sulla sua vita privata.
"Quella di Budapest è la situazione peggiore che abbia mai affrontato". E sul tecnico portoghese: "Se ha influenzato i tifosi? Onestamente penso di sì".
La direzione di gara di Taylor nella finale di Budapest fece tanto discutere.
Dalla mancata concessione del rigore alla Roma per il tocco di mano di Fernando, al penalty inizialmente assegnato al Siviglia poi revocato dal VAR, fino al mancato rosso a Lamela e al contatto in area tra Abraham e Gudelj.
Decisioni che hanno acceso la rabbia dei giocatori e della panchina giallorossa, culminata nelle proteste di fine partita dell'allora allenatore giallorosso Mourinho.
Il clima di tensione non si era fermato al fischio finale.
Nel parcheggio dello stadio, Mourinho ha affrontato Taylor insultandolo duramente - episodio che gli è valso una squalifica di quattro giornate.
Il giorno successivo, all’aeroporto di Budapest, l’arbitro inglese e la sua famiglia sono stati aggrediti verbalmente e bersagliati da oggetti lanciati da alcuni tifosi della Roma, costringendo la sicurezza a scortarli via in fretta.
"Gli avvenimenti post Siviglia-Roma? È stato il momento più difficile della mia carriera", ha raccontato Taylor alla BBC. "Non solo perché ero con la mia famiglia, ma per l’impatto che certi comportamenti hanno sulle persone. Anche in una partita come quella, dove in realtà non ci sono stati errori gravi."
Taylor non ha nascosto il suo pensiero sul ruolo di Mourinho in quella vicenda. "Se il suo atteggiamento ha influenzato i tifosi? Sì, credo di sì", ha ammesso.
Il fischietto inglese ha criticato la cultura del “vincere a ogni costo”, che porta a cercare sempre un colpevole e a rendere impossibile il lavoro dei direttori di gara.
"Dobbiamo smettere di aspettarci la perfezione dagli arbitri", ha aggiunto, sottolienando che da allora, ovvero dagli episodi in aeroporto di Budapest, la sua famiglia non ha più assistito a una sua partita dal vivo.