Più una festa che un’asta. L’appuntamento per gli appassionati di automobilismo sportivo europeo è fissato per il 7 dicembre nella fabbrica Renault di Flins-sur-Seine, a 40 km da Parigi. Non un indirizzo e neppure un evento a caso. Inaugurato nel 1952, questo stabilimento ha raccontato la crescita dell’automobile in ogni suo aspetto, dal design ala tecnica, e ha prodotto oltre 18 milioni di veicoli. Flins è stata la casa di modelli iconici come la Dauphine degli anni Cinquanta, Renault 5 degli anni Settanta/Ottanta, Renault 4, quattro generazioni di Clio e poi Zoe. Dal 2021 è un impianto dedicato all'economia circolare della mobilità, ma dal 2027 ospiterà il nuovo Museo Renault. Il 7 dicembre la casa francese ha scelto proprio Flins per un’asta di preziosi pezzi provenienti dalla collezione Renault Icons: è un manifesto di fascino per il marchio della Losanga.
Una volta completato, il nuovo centro dedicato all'heritage si articolerà intorno ad un'ampia area eventi di 2.800 metri quadrati circondata da centinaia di veicoli della collezione, montati su un immenso scaffale. Ospiterà almeno un esemplare di ogni modello costruito dal marchio francese dal 1898. Per anticipare e contribuire a finanziare il progetto, Renault si è affidata alla casa d’aste Artcurial, che metterà il 7 dicembre all’incanto numerosi lotti della collezione Renault Icons, oltre un centinaio modelli in scala del centro design e per le prove in galleria del vento.
Pezzi più pregiati naturalmente le vetture da competizione. Tra i prototipi che hanno corso a Le Mans va segnalata la Renault-Alpine A442 del 1978 guidata da Derek Bell e Jean-Pierre Jarier.
Sono invece 20 le monoposto di Formula 1 all’asta, con alcuni modelli di valore storico assoluto, come la Renault RE40-04 del 1983 guidata da Alain Prost ed Eddie Cheever, la prima vettura con telaio completamente in fibra di carbonio realizzata dalla casa francese.
Ad accompagnarla c’è la Renault RE30 pilotata da René Arnoux nel 1982, ma soprattutto la Lotus 95T con motore Renault guidata nel 1984 da Elio de Angelis e Nigel Mansell.