Come quando aspetti un amico appena sceso dal treno e lo vedi apparire e scomparire tra la gente che affolla la banchina. Ecco Jannik Sinner che scia sulle sue Dolomiti. Rispunta a un distributore, assaltato dai fans, mentre fa benzina che Kyrgios sospetterà troppo ricca di ottani. Poi eccolo alla Milano Fashion Week con un curioso giacchino sul quale Trump avrebbe avuto da ridire. Scompare e riappare a pranzo con Vlahovic. A quel Paperino di Dusan sarà caduta a terra la forchetta, a quel Gastone di Jannik avranno portato due tiramisù per sbaglio. Vlahovic avrà chiesto come fa a essere così gelido al tiebreak, lui che tira rigori tra le stelle. Sinner si sarà informato: "Perché il tuo amico Djokovic mi odia?".
Semplice, perché quella volta a Malaga, Jannik lo ha battuto in singolo e in doppio; e gli ha sbattuto in faccia ciò che il Tempo prima o poi dice a tutti: "La tua ora migliore è passata". Da allora Nole lo guarda con occhi diversi, cattivi. Il serbo deve provare a vincere in fretta, lui e agli altri Proci che hanno invaso Itaca puntando al trono: Alcaraz, Zverev… Poi la Volpe tornerà, come Ulisse che tese la corda dell’arco e scacciò gli intrusi. Jannik tenderà le corde della racchetta e prenderà a pallate tutti, come prima. Anna smetterà di tessere la tela. Noi attendiamo la fine dell’Odissea punitiva. Rispunterà a maggio, nel mese delle rose. Già lo vediamo al centro del Foro Italico, come Massimo Decio Meridio: "Mi chiamo Jannik Sinner, vengo da Sesto, sono il numero 1 del mondo". Dall’altra parte della rete, Djokovic avrà il volto terreo dell’imperatore Commodo.
Fonte: gazzetta.it