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Acerbi torna sulla querelle con Spalletti: "Mi sono sentito usato"

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A distanza di mesi, la rottura tra Francesco Acerbi e Luciano Spalletti fa ancora rumore.

Il difensore dell'Inter, intervistato da Sky, riavvolge il nastro alla diatriba vissuta in Nazionale con l'ex ct che l'ha portato fuori dal giro azzurro.

Italia ma non solo, perché il centrale tra i temi affrontati ha aperto anche una parentesi sulla malattia affrontata e sulla finale di Champions persa contro il PSG.

"DA SPALLETTI NESSUNA CHIAMATA DOPO L'OPERAZIONE"

"ho detto quello che è successo senza fare polemica anche perché non è neanche giusto andare avanti con questa storia - riporta 'FcInternews' - Però nel momento in cui non sono andato all’Europeo perché mi sono operato anche se ho fatto di tutto per andarci, ma ho fatto bene ad operarmi, non ho ricevuto nessuna chiamata né niente. Non mi aspetto niente da nessuno nel calcio però Spalletti non mi ha più chiamato e basta, è finita lì".

"DICHIARAZIONI CHE UN ALLENATORE NON DOVREBBE RILASCIARE"

"Lui è l’allenatore, viene pagato per decidere i giocatori da prendere ogni volta e se non mi vedo nella lista pace e amen. Non mi faccio un problema perché è lui a decidere, poi però ci sono stati dei fatti, poi la chiamata che mi fece lui dopo delle dichiarazioni non bellissime che un allenatore secondo me non dovrebbe mai rilasciare in pubblico. Cosa c’entrava poi? Ci sta dire certe cose dopo una sconfitta però… Poi ho deciso io".

"AVREI GIOCATO CON LA NORVEGIA E BASTA"

"Spalletti mi aveva chiamato già due volte, poi mi ha chiamato la mattina dicendomi quasi scusa lasciandomi intendere alcune cose, io ho detto ok. Mi ha fatto capire che c’erano degli infortunati e che avrei fatto la partita con la Norvegia e poi basta. Non mi ha detto che magari se avessi fatto bene mi avrebbe considerato per il Mondiale, anzi…".

"MI SONO SENTITO USATO"

"Quindi non è stato molto bello, questa telefonata più quelle tre-quattro cose precedenti, a 37 anni mi sento un poco usato. Vorrei vedere chi a 37 anni dopo aver giocato tanti anni se avesse accettato una partita e basta, grazie e stai a casa. Io non sono Messi, non sono Pelé, non sono nessuno però dopo quello che è successo mi richiami dicendomi queste cose…".

"PER LA NAZIONALE CI SARÒ SEMPRE"

"Per me il calcio è molto importante. Quindi io vivo per la mia famiglia e per il calcio, ci tengo molto e ho sempre detto che fin quando giocherò ci sarò sempre per la Nazionale, anche se non in quella circostanza.. Non era un addio il mio, ma Gattuso stesso ha detto per ora ‘no’. È lui l’allenatore, è lui che decide, se dovesse chiamarmi mi faccio trovare pronto altrimenti vado avanti come sempre fatto".

"RINATO DOPO LA MALATTIA, COL BARCELLONA LA SERATA PIÙ BELLA"

"Dopo la mia malattia ho avuto un po’ una rinascita calcistica. È stato un periodo non facile, ma da lì è iniziato il mio percorso personale e ho cercato, e cerco fin quando giocherò a calcio, quante più soddisfazioni possibili e penso che col Barcellona, anche se poi alla fine non abbiamo vinto niente, è stata, per come è andata, forse la serata più bella".

"DOPO LA FINALE NON ERAVAMO NEMMENO ARRABBIATI"

"Dopo la partita cl PSG ci siamo guardati tra noi e non eravamo neanche incavolati perché era stata talmente tanto una partita finita non appena era cominciata che è stato difficile anche da decifrare. Però ho visto stanchezza mentale: abbiamo fatto Bayern, Barcellona, dovevamo vincere con la Lazio e abbiamo pareggiato, eravamo a Como col campionato in ballo, aspettavamo il Napoli… Avevamo sprecato tante energie in meno fino a quel momento".

"Basta con lo shock della finale, perché siamo grandi e vaccinati. Fa malissimo quella sconfitta, ma abbiamo avuto dei mesi per pensarci, poi però quando si riparte bisogna resettare e andare avanti come in ogni cosa".

"CHIVU HA IDEE"

"È arrivato mister Chivu che si vede che ha giocato e vinto con gruppi forti e si vede come prepara le cose che sono diverse. Gli allenamenti sono diversi da quelli con Inzaghi, sono belli intensi. È una brava persona, ha ottime idee. Mi ha molto stupito in positivo perché sa cosa vuol dire vincere e perdere, sa cosa pensiamo perché è stato giocatore poco tempo fa, ha vinto e giocato in spogliatoi importanti e sà cosa vuol dire avere un gruppo che in questi anni ha fatto cose importanti. Si vede che è intelligente".