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Andava sul ring, ora suona gli avversari in campo. Chi è Mbaye, il 17enne che esalta il Senegal (e il Psg)

Gazzetta

Se non l'hanno visto arrivare può darsi solo che stesse andando troppo veloce. Perché Ibrahim Mbaye i riflettori se li trascina addosso già da una stagione abbondante, anche se l'incoscienza dei 17 anni lo bacia in fronte e gli ricorda che, per davvero, ha tutta la vita davanti. Ora in Senegal si parla solo di lui e del suo ingresso che in sei minuti ha portato al gol di Manè contro il Congo. Serviva il ruggito del più giovane del villaggio a svegliare i Leoni della Teranga. E il bello è che fino a pochi anni fa poteva sfondare nella boxe...

Ibrahim Mbaye, professione ala destra, non è nuovo alle latitudini del successo. Anzi, a dire il vero nonostante sia un 2008 ha già vinto tutto: sul romanzo del Triplete del Psg c'è anche la sua firma, seppur nelle ultime righe e con inchiostro quasi illeggibile. Luis Enrique nell'agosto 2024 lo ha fatto diventare, a 16 anni, 6 mesi e 23 giorni, il più giovane debuttante della storia dei parigini in campionato. Subodora di predestinato, si mormorava sotto la Torre Eiffel. Tutto vero: il ragazzo ha ripagato la fiducia con un gol e un assist in oltre 10 gettoni complessivi. Ha preso un cinque anche da Luis Enrique: "Adoro quando si allena con noi: gioca con ritmo a prescindere che abbia o no la palla. Si vede che è molto intelligente". Il mister gli ha regalato la Ligue 1 e la vetrina europea (nonché Mondiale: due gettoni lo scorso giugno in America), confermando la fiducia che il Psg aveva nel 2008 senegalese da sempre: il club lo ha tesserato per la prima volta a dieci anni. Prima si dilettava con la boxe, per una questione di famiglia.

Già, Mbaye senior è stato un fuoriclasse dei guantoni. Se ne è accorto fin dalla tenerissima età, il 2008 nato a Trappes, sobborgo della capitale (come Anelka), e cresciuto nella palestra di papà Souleymane, tre volte campione di Francia nella boxe. Ibrahim ha cambiato accessori in un istante: via i guantoni, dentro gli scarpini. Anche se in palestra ha imparato più di un principio: rispetto, disciplina, attesa del momento giusto. Il suo è arrivato lo scorso febbraio, quando ha firmato il primo contratto professionista col Psg: "Un passo molto importante per me. Vorrei ringraziare tutti, dal presidente alla mia famiglia fino alla squadra, perché mi hanno sempre sostenuto. Ma questo è solo l'inizio" raccontava ai microfoni del club. Il primo passo di sei mesi da urlo: non solo i titoli con la prima squadra, ma anche un primo svezzamento con le gare da dentro o fuori nel settore giovanile. In Under 19 è entrato a 16 anni, ma non è arrossito di timidezza. Anzi: gol in semifinale playoff col Marsiglia, assist in finale con l'Auxerre. Anche lì ha vinto il titolo.

Dai record precoci col Psg alla chiamata della nazionale il passo è stato breve. Mbaye si è regalato un gol e un assist nell'amichevole dominata dal suo Senegal col Kenya: un rotondo 8-0 un mese fa, rodaggio di comodo per la Coppa d'Africa. Che lo vede oggi protagonista: due ingressi dalla panchina finora, uno positivo col Botswana e uno sensazionale col Congo. Il pari di Manè nasce da una sfuriata ad alta luminosità di Mbaye a destra, uno sprint in mezzo a due uomini. E pensare che il ragazzino dice di preferire l'out mancino, perché non gli dispiace rientrare sul destro. Per ora al Senegal va benissimo così, altroché: "Il suo approccio è esattamente ciò che vogliamo da chiunque dei nostri 28 giocatori" ha gonfiato il petto Koulibaly in conferenza. E con lui Niakhate: "Siamo qua per proteggere uno come Ibrahim. Il suo ingresso ha portato energia fresca a tutta la squadra: sono orgoglioso di lui". Comprensibile: il ragazzino viaggia a marce alte pur senza avere la patente.