Dopo la collisione, ecco la trattativa. A22, la società con base a Madrid che gestisce il progetto Superlega, e la Uefa non sono più nemici come prima. Finito il tempo della furia e delle sentenze di tribunale, le parti si sono avvicinate. Stanno parlando per cercare di capire se ci sono i margini per trovare un accordo. Tre i punti in agenda: formato, tv e governance. L’ultimo tema è il più spinoso e controverso.
Secondo quanto riportato dal quotidiano sportivo catalano Mundo Deportivo A22 e Uefa si sono incontrate addirittura 7 volte negli ultimi mesi, e alcune di queste riunioni sarebbero avvenute nella stessa sede della Confederazione Europea. La Uefa nega, A22 conferma. E gli indizi del disgelo ci sono. Mercoledì sera a Montjuic per Barcellona-Psg in tribuna c’era anche Aleksander Ceferin: il presidente della Uefa non vedeva il Barça dal vivo a casa sua dal 2021, e la presenza è stata notata. E accanto a lui c’erano ovviamente Joan Laporta e anche Nasser Al Khelaifi, numero uno del club francese ma anche dell’Eca, l’Associazione dei club europei. Al Khelaifi ha invitato Laporta a Roma mercoledì prossimo all’Assemblea Generale dell’Eca, col massimo dirigente del club catalano pronto a rientrare nell’organismo dal quale era uscito proprio sugli sviluppi del caso Superlega, trascinato da Florentino Perez, che nel 2021 aveva un forte controllo economico sul Barcellona.
Un avvicinamento significativo, esattamente come gli incontri tra Uefa e A22. La società madrilena propone due cose: lo sviluppo della sua piattaforma di streaming Unify, con abbassamento dei costi per lo spettatore, maggiore visibilità e aumento degli introiti pubblicitari, e un ritocco al formato attuale di competizione. Le 36 squadre sarebbero divise in due gruppi da 18, in base al ranking Uefa. In entrambi i gruppi 8 partite come oggi. Le prime 8 del gruppo 1 andrebbero agli ottavi, le seconde 8 dello stesso gruppo e le prime 8 del gruppo 2 giocherebbero i sedicesimi di finale per avanzare agli ottavi dove le aspettano le prime 8 del gruppo 1, in una maniera non lontana da quanto succede ora. Nessun posto fisso garantito, nessuna divisione tra Serie A, B e C e condizionanti d’ingresso come previsto dai precedenti formati di Superlega proposti da A22, e nessun cambio di nome: la competizione continuerebbe a chiamarsi Champions League.
A22 vorrebbe partire nel 2027 al termine dell’attuale contratto televisivo stipulato dalla Uefa con i vari partner, ma la strada è ovviamente molto lunga e piena di ostacoli. E può portare a un nulla di fatto. Però l’ostilità tra le parti ha lasciato spazio al dialogo, e non era scontato. Così come non è scontato il finale di questa storia.