L’amministratore delegato della Serie A, Luigi De Siervo, non nasconde la sua preoccupazione durante l’evento di Torino: “Rischiamo di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis”.
Durante il Social Football Summit di Torino, svoltosi all’Allianz Stadium, casa della Juventus, è intervenuto l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo.
De Siervo ha affrontato nuovamente le principali problematiche del nostro campionato, con particolare attenzione alla delicata sostenibilità economica.
Come riportato da Sky Sport, uno dei motivi del calo di popolarità all’estero è legato alla principale competizione europea: “È la Champions League ad aver reso meno popolare il nostro campionato all’estero.”
"Rischiamo di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis. Il prodotto che si sta sviluppando sempre di più è il prodotto premium di FIFA e UEFA. È la Champions League ad aver reso meno popolare il nostro campionato all’estero. Pensate all’Inghilterra: la fantomatica Premier League ha dovuto mettere sul mercato il 35% delle gare in più, e il costo di ciascuna partita è diminuito del 21%. La crisi perciò riguarda tutti i campionanti, non solo la Serie A. Quello che può fare la Lega Serie A è cercare di sensibilizzare FIFA e UEFA per bloccare questo fenomeno, altrimenti rischiamo di distruggere il tessuto di queste squadre“.
"Dobbiamo avere chiaro in mente che questa distanza di valore nel tempo crea parte sinistra e destra della classifica, ma c’è un grande rischio di avere partite che finiscono tanto a poco. La Francia è stata la prima lega investita da questo tsunami, noi siamo i prossimi, abbiamo un sistema che non ci tutela abbastanza nei diritti televisivi. Quando perdi controllo non puoi riprenderlo. Riusciamo a rimanere un riferimento per il pubblico solo mantenendo un livello alto del campionato”.
"La mediocrità latente tocca anche la nostra Nazionale: i soldi che mancano vengono tolti allo sviluppo delle strutture e dei settori giovanili. Oggi è più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo”.