Il 30 maggio Raffaele Palladino lasciò la Fiorentina, rinunciando a un contratto garantito di due anni che la società aveva rinnovato appena venti giorni prima, il 7 maggio, alla vigilia della semifinale di ritorno di Europa League contro il Betis.
Una scelta inattesa, arrivata a stagione conclusa con la qualificazione europea già conquistata, che suscitò dubbi e sospetti.
Per la prima volta, il tecnico ha raccontato le proprie ragioni: “Tanti mi hanno dato del matto”, ha spiegato, ribadendo che la decisione non dipendeva da offerte esterne ma da una visione ormai incompatibile con quella del club.
Palladino ha spiegato alla Gazzetta dello Sport che la scelta di lasciare la Fiorentina non è stata improvvisa.
“Io intendo il calcio come un puzzle, tutti i pezzi si devono incastrare per funzionare. Sono orgoglioso del lavoro fatto a Firenze, ma non c’erano più le condizioni per andare avanti insieme. Idee e visioni troppo differenti”, ha dichiarato.
Anche il rinnovo non era bastato a cambiare lo stato d’animo di Raffaele Palladino:
“Sul momento mi aveva fatto piacere, ma ragionando poi a mente fredda, sentivo che restare non era più possibile. E questa sensazione me la portavo dentro da un po’”.
Sulle voci che lo volevano già in contatto con altre società, Palladino ha respinto ogni illazione:
"Non sono mai stato nella mia carriera legato a soldi e contratti. Non avevo nulla quando ho deciso di lasciare la Fiorentina e il tempo lo ha dimostrato. Anzi, per una settimana non ho nemmeno risposto ai messaggi”.
Il tecnico ha raccontato la reazione dello spogliatoio, che non si aspettava il suo addio:
“Tutti mi hanno scritto. Non se l’aspettavano, avevo parlato solo con il mio staff e poi direttamente con la società. Devo dirlo: le videochiamate e i messaggi dei ragazzi mi hanno fatto piangere. Con loro ho vissuto momenti belli e altri molto difficili, per questo si è creato qualcosa di speciale. Infatti ci sentiamo ancora oggi”.
Tra i momenti più intensi della sua esperienza a Firenze, Palladino ha ricordato le vittorie con le grandi:
"Ne dico tre: le vittorie in casa contro Milan, Inter e Juventus. Serate indimenticabili per la città. E sì che abbiamo sempre giocato con quasi mezzo stadio chiuso per i lavori…”.
Infine, il tecnico ha ricordato uno degli episodi più difficili affrontati con il gruppo:
“Uno choc. Rischiare di perdere per sempre un pezzo di noi è stato tremendo e in spogliatoio c’era chi non voleva manco più allenarsi. Per fortuna un miracolo ha salvato Edo, poi ci è voluto un lavoro psicologico delicato per ricominciare tutti insieme”.
Palladino ha sottolineato il ruolo del giocatore in quella fase:
"Bove è stato semplicemente fantastico: veniva al Viola Park, ci dava la carica, era sempre con noi. Per me è diventato come un fratellino”.