Error code: %{errorCode}

Missione miliardo! Il piano di Marotta per far crescere di 300 milioni il valore della rosa dell'Inter

Gazzetta

Dopo aver navigato nel mare in tempesta costruendo un instant team con i famigerati saldi zero di mercato, Beppe Marotta ha una nuova missione. Da un anno e mezzo è cambiata la proprietà, sono cambiate le strategie, sono cambiate le prospettive. Se la famiglia Zhang, sommersa dai debiti durante il Covid, aveva adottato una visione di corto respiro, Oaktree ha varato un progetto di lungo termine. Lo step finale sarà il nuovo stadio, quello intermedio riguarda l’altro asset che fa la differenza nell’industria calcistica: il parco calciatori. L’obiettivo è far crescere l’Inter in maniera organica ed elevare il suo enterprise value (valore aziendale) a un livello tale da assicurare una ricca plusvalenza quando gli americani decideranno di vendere. Nulla di sorprendente: è nel dna di un fondo d’investimento. Ecco allora l’incarico affidato al presidente: portare la rosa dell’Inter a valere almeno un miliardo di euro. Parliamo di valore di mercato, non di quello a bilancio. 

Conosciamo già l’obiezione: non esistono dati oggettivi per misurare quanto valga davvero un giocatore, se non il prezzo fissato arbitrariamente dalle parti al momento di una compravendita. Vero, ma solo parzialmente. In base a benchmark e algoritmi, è possibile elaborare delle stime. Alcuni club hanno addirittura conferito a periti il compito di rivalutare la rosa come bene d’impresa, così da patrimonializzarsi. I manager che operano nel calciomercato consultano sempre più spesso le ricerche effettuate da società di consulenza come Football Benchmark, che aggiorna periodicamente la propria Football Benchmark Player Valuation, costruita attraverso una serie di fattori: analisi delle transazioni degli ultimi anni, ruolo, età, durata del contratto, performance sportive individuali e di squadra, e così via. L’edizione di dicembre assegna alla rosa dell’Inter una valutazione di quasi 700 milioni (696 per l’esattezza), undicesima in assoluto e prima in Italia (Juventus 659, Milan 502 e Napoli 494 tra le top 20 d’Europa). 

In testa alla classifica c’è il Real Madrid, a quota 1463 milioni, davanti ad Arsenal (1433) e Manchester City (1348). Altre sei squadre superano il miliardo: Psg, Chelsea, Barcellona, Liverpool, Bayern e Tottenham. È in questa fascia che Oaktree vuole collocare l’Inter, i cui giocatori di maggior valore, secondo Football Benchmark, sono Lautaro (82 milioni), Bastoni (76), Barella (73), Thuram (70) e Dimarco (50). Il gap da colmare per raggiungere il miliardo è di circa 300 milioni. Come fare? Non si tratta di spendere e spandere: non è questo il modus operandi di un azionista particolarmente attento alla sostenibilità finanziaria. La chiave, per Oaktree, è la creazione di valore. Da qui il varo di operazioni che nell’ultima campagna trasferimenti hanno tracciato la rotta, segnando una netta discontinuità rispetto alla gestione cinese. Principalmente acquisti futuribili: Luis Henrique, Bonny, Diouf e Susic, tutti tra i 22 e i 24 anni, sono costati circa 80 milioni per i cartellini, con un ingaggio massimo che non supera i 2,5 milioni netti. Marotta ha un compito arduo: spendere bene le risorse, in modo che gli investimenti fruttino nel tempo, sia nell’ottica di una monetizzazione successiva, sia per incrementare il patrimonio del club. In questa strategia rientrano anche le conferme dei gioielli più pregiati. Una delle priorità di Oaktree al momento dell’insediamento, nel maggio di 2024, è stata infatti il rinnovo dei contratti di Lautaro e Barella. 

Se gli adeguamenti economici vanno ad appesantire il monte-stipendi, le acquisizioni si traducono in maggiori ammortamenti. L’Inter, che ha chiuso il bilancio 2024-25 in utile per 35 milioni, può beneficiare di un valore di carico complessivamente leggero, dopo anni di politica dei parametri zero: gli ammortamenti sono scesi a 61 milioni (137 nel 2020-21), meno di Juventus (117), Napoli (111), Milan (84) e Atalanta (68). E le uscite estive (in primis Arnautovic e Correa) hanno ulteriormente ridotto la voce, al netto delle entrate, di un paio di milioni (altri 7 si libereranno in caso di riscatto di Pavard da parte del Marsiglia). C’è dunque margine, nel conto economico, per assorbire gli investimenti sul mercato. A patto che siano funzionali al disegno che ha in testa il fondo californiano.