Se è vero che le grandi squadre, o comunque le squadre vincenti, sono quelle che sanno prendersi i tre punti anche quando non giocano bene, oppure quando non lo meritano proprio, allora la partita di Pisa ci dice che la Juve è sulla buona strada per diventare pericolosa perfino nella corsa allo scudetto. Perché è brutta per un’ora, rischia di cadere almeno due volte - traversa e palo dei toscani a cavallo dei due tempi - poi cresce quel tanto che basta per andare a segnare le reti del successo (la prima con un doppio rimpallo, ovviamente) quando Spalletti mette dentro un po’ di freschezza, soprattutto Zhegrova e Miretti.
Il maestro Sacchi direbbe: "Occ, pazenzia e bus de cul", la sua ricetta per vincere. Già: occhio, pazienza e fortuna. Alla Juve non è mancato niente di questo. E ora è lassù, ché se guardi la classifica quasi non ci credi ripensando a quello che ha passato il mondo bianconero negli ultimi diciotto mesi. Attenzione: la Juve è lassù, a un punto dal primo posto dell’Inter, ma non bisogna dimenticare che i nerazzurri hanno giocato due partite in meno, così come il Milan e il Napoli, e che già oggi queste squadre possono allungare di nuovo sui bianconeri (in attesa di giocare anche i recuperi delle gare rinviate per la Supercoppa). Ma l’effetto visivo ha comunque un significato assai rilevante, perché trasmette la sensazione che Spalletti sia riuscito a cambiare qualcosa di fondamentale dentro la Juve. In questo anno e mezzo da quelle parti non ha funzionato niente, nemmeno quello che sembrava dovesse andare bene per forza, o che comunque non potesse andare così male. Motta arrivava dagli show di Bologna, Giuntoli dallo scudetto di Napoli, Koopmeiners dall’Europa League dell’Atalanta, David dai gol di Lille, solo per citare alcuni casi a caso.
A Torino sono stati tutti risucchiati in un vortice di negatività che ha minato ogni certezza sul loro conto. Come se la Juve - storicamente capace di trasformare in campioni anche calciatori che altrove non sembravano fenomenali - fosse diventata il proprio contrario: arrivi stella e diventi cadente. Non è detto che l’effetto negativo sia terminato, ma adesso per la prima volta dall’estate del 2024 si avverte un’atmosfera differente. Ora, visto che parliamo di classifica, e visto che la Juve è a un punto dalla vetta, diventa inevitabile farci e fare una domanda: ma i bianconeri possono davvero vincere lo scudetto? La risposta passa innanzitutto attraverso una considerazione sui valori assoluti delle squadre in lotta. Inter e Napoli a noi sembrano più forti e complete dei bianconeri, con rose di qualità maggiore nei titolari e nei rincalzi; il Milan non è altrettanto competitivo, non quanto i gruppi di Chivu e di Conte, però ha il vantaggio di poter pensare solo al campionato; la Roma non è troppo distante. Tutto questo non significa però che la Juve non possa e non debba provarci, come ha detto proprio Spalletti appena arrivato a Torino: guardiamo al traguardo massimo. Perché non sempre vincono i migliori, come hanno raccontato alcuni degli ultimi campionati di Serie A.
Perché è in arrivo il mercato di gennaio che potrebbe aiutare i bianconeri a colmare almeno qualche lacuna. E perché, se guardiamo al calendario, nelle prossime quattro giornate la Juve giocherà sempre da favorita: Lecce, Sassuolo, Cremonese e Cagliari, da qui al 17 gennaio, offrono la possibilità di conquistare una quantità di punti utile per scaldare le ambizioni juventine. Anche perché in questo stesso periodo alcune delle altre squadre di vertice avranno impegni di peso differente, molto più elevato. L’Inter, per esempio, troverà Atalanta e Bologna prima del Napoli, il quale a sua volta dovrà fare visita alla Lazio e poi incrocerà l’attuale capolista nello scontro chiave dell’11 gennaio. I margini per crederci e per provarci, insomma, Spalletti li ha: questo campionato senza padroni ha aspettato la Juve per quasi tutto il girone d’andata e adesso se la ritrova lassù. Diversa, nuova e (forse) pericolosa.