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Sarri ritrova la Juventus, l'ultimo Scudetto bianconero e un amore mai sbocciato: "Ho pochi ricordi"

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Maurizio Sarri nella sua lunga carriera da allenatore ha vinto solo un campionato. E lo ha fatto sulla panchina della Juventus.

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Nonostante questo il nome del tecnico difficilmente resterà scolpito nella storia del club bianconero. Non solo perché è rimasto a Torino appena una stagione.

Il feeling tra Sarri e il mondo Juventus, infatti, non è mai davvero scoccato. Cosa che peraltro entrambe le parti non hanno di certo nascosto. Anzi.

Dell'unico anno insieme, insomma, alla Juventus resta uno dei tanti scudetti in bacheca e poco altro. Mentre per Sarri vincere non è mai stata la cosa più importante.

 

DUE FILOSOFIE OPPOSTE

Maurizio Sari e la Juventus, d'altronde, vivono il calcio da sempre con due filosofie diametralmente opposte.

Il motto bonipertiano è scolpito nella storia del club bianconero, dove "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". Sarri invece la vede in modo diverso, molto diverso: prima il gioco poi tutto il resto. 

Il suo nome d'altronde resta legato soprattutto agli anni di Napoli, dove è rimasto tre stagioni e pur non vincendo neppure un trofeo si è conquistato un posto sul dizionario col termine 'sarrismo'.

"La concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva; anche, il modo diretto e poco diplomatico di parlare e di comportarsi che sarebbe tipico di Sarri" si legge infatti ancora oggi sulla Treccani.

Modi che evidentemente non si sposavano con quello che viene definito da sempre lo 'stile Juventus'.

 

PERCHÈ LA JUVE AVEVA SCELTO SARRI E UN AMORE MAI NATO

Maurizio Sarri viene annunciato come nuovo allenatore della Juventus nel giugno 2019 e subentra a Massimiliano Allegri. Il tutto dopo settimane in cui sui social scoppia il tam-tam su un ipotetico arrivo di Pep Guardiola in bianconero. Voci mai confermate dalle parti interessate.

L'obiettivo della società è chiaro: dopo otto Scudetti consecutivi vincere non basta più, adesso la Juventus vuole provare anche a giocare un calcio diverso. Il travaso del sarrismo a Torino però è un'operazione delicata che necessita di tempo e di sostanziali modifiche alla rosa. Troppe forse anche solo per provarci davvero.

Il mondo Juve, inoltre, non perdonerà mai a Sarri alcune frasi pronunciate durante i duelli alla guida del Napoli. Una delle tante quella del 9 febbraio 2017: "Io alla Juventus? Ci sono gli estremi per una querela".

Mentre nel 2015 diceva: "La maggior parte dei sostenitori della Juventus sono brave persone, hanno solo il difetto di tifare Juve".

 

 

I PROBLEMI TATTICI

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La rosa, dicevamo. Maurizio Sarri si ritrova a dover costruire la sua Juventus intorno a Cristiano Ronaldo. Ovvero un campione di primissima grandezza ma senza un ruolo fisso.

Il tutto cercando di non sacrificare il talento di Paulo Dybala e l'investimento per Gonzalo Higuain, oltre ovviamente al necessario equilibrio tattico.

Sarri ci mette qualche mese per capire di non poter replicare alla Juventus il gioco spumeggiante del suo Napoli. E così pur di vincere si piega alle necessità dello spogliatoio.

"A metà ottobre del 2019 ho fatto una riunione con lo staff e ho chiesto di fare una scelta: andiamo dritti per la nostra strada e andiamo a casa tra 20 giorni o facciamo qualche compromesso e proviamo a vincere il campionato sapendo che andremo a casa? Abbiamo scelto di provare a vincere il campionato”, racconterà successivamente a 'Sportitalia'.

La chiave è il ruolo di Dybala, che viene spesso schierato da falso 9 lasciando Ronaldo libero di giocare più defilato per poi accentrarsi cercando la porta.

UNA STAGIONE PARTICOLARE

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Di certo nel creare il feeling tra il mondo Juventus e Maurizio Sarri non ha aiutato neppure quanto accaduto fuori dal campo. Nel 2020, infatti, scoppia la pandemia Covid che per qualche mese ferma addirittura il campionato e svuota gli stadi per mesi. 

Al momento dello stop la Juventus di Sarri guida la classifica ma ha un solo punto di margine sulla lanciatissima Lazio di Simone Inzaghi, che sembra pronta a mettere la freccia per operare il sorpasso. Leggermente più indietro l'Inter di Antonio Conte, battuta per 2-0 proprio nell'ultima partita prima dell'interruzione.

Il campionato di Serie A riparte a giugno e si gioca fino ad agosto inoltrato. Il 26 luglio, grazie al successo casalingo contro la Sampdoria, i bianconeri conquistano matematicamente il nono Scudetto consecutivo festeggiato senza tifosi.

Proprio durante i festeggiamenti Sarri dirà a Leonardo Bonucci: "Se avete vinto con me siete davvero forti". 

Il feeling tra Sarri e la squadra, insomma, non è scoccato. Il resto lo fanno la prematura eliminazione in Champions League e la sconfitta in finale di Coppa Italia proprio contro il Napoli. Al termine della stagione il tecnico viene sollevato dall'incarico nonostante un contratto triennale.

 

COSA HA DETTO SARRI SULL'ANNO ALLA JUVENTUS

Alla vigilia della sfida tra la sua Lazio e la Juventus, Maurizio Sarri è tornato a parlare della breve esperienza sulla panchina bianconera. Non esattamente in termini lusinghieri.

"Ho pochi ricordi alla Juventus, sono stato una sola stagione tra l'altro particolare perché da marzo si giocava a porte chiuse. Mi resta la soddisfazione per aver vinto uno Scudetto con un gruppo a fine ciclo" ha dichiarato il tecnico.

Qualche tempo fa peraltro lo stesso Sarri aveva pubblicamente definito un errore quello di tornare in Italia dal Chelsea per accettare l'offerta della Juventus.

"Alla Juventus tutto era dovuto e dovevamo solo vincere la Champions, ma era un messaggio inquinato. Ho vinto lo scudetto con un gruppo a fine ciclo e una società che ha preso me perché aveva la voglia ma non la convinzione di cambiare stile. Nel Chelsea ho fatto fatica io a calarmi in un club atipico, senza ds, dove nessun allenatore riusciva a resistere due anni. Però poi negli ultimi mesi mi sono divertito e ho sbagliato a voler venire via, non tanto dal Chelsea, che mi avrebbe anche tenuto, ma dalla Premier, un contesto di bellezza unica. Tornare in Italia è stato un errore" le sue parole a 'La Repubblica.

Un amore mai sbocciato, appunto. O forse neppure nato.