Luciano Spalletti ha rialzato il muro. Nella Juve di nuovo ai margini della top 4 in campionato e reduce da 6 vittorie nelle ultime 7 uscite tra Serie A, Coppa Italia e Champions League spicca il rendimento della difesa, tornata ai livelli di solidità cui la "Vecchia Signora" aveva sempre abituato nel suo vincente passato. Sotto la gestione dell'allenatore toscano, i bianconeri hanno fatto registrare una serie di tre clean sheet nelle ultime 4 partite (5 in totale), tanti quanti quelli che avevano ottenuto nelle precedenti 18 gare (9 con Tudor in panchina, 1 con Brambilla e 8 con l'ex ct). Un cambio di passo evidentissimo, considerato anche negli ultimi 360 minuti la Juve ha dovuto affrontare pure due scontri diretti contro Bologna e Roma. Dando uno sguardo più complessivo al rendimento difensivo juventino nella gestione "spallettiana", si nota come i gol subiti siano quasi dimezzati rispetto alle 11 uscite sotto la guida del croato: 9 in 12 gare adesso (per una media di 0,75) contro 15 in 11 (media di 1,36). Così come gli expected gol concessi, le reti previste degli avversari: adesso 0,81 contro un dato precedente di 1,32.
Ad una squadra che aveva già trovato una discreta solidità, poi, nelle ultime settimane si è aggiunto il rientro del totem: Gleison Bremer. D'altronde, il peso del brasiliano (che sabato, contro il Lecce, potrebbe festeggiare le 100 presenze in bianconero) nel rendimento della difesa juventina è noto: nelle 8 partite in cui è stato in campo, la Juve ha ottenuto 6 vittorie e 2 pareggi, con una media di 2,5 punti a gara. Un trend da scudetto, che si era già evidenziato all'inizio della scorsa stagione (prima dello stop forzato per l'operazione al ginocchio sinistro): nelle prime 7 uscite della squadra di Thiago Motta, con il numero 3 sempre titolare, i bianconeri avevano conquistato 4 successi e 3 pari, subendo un unico, ininfluente gol (contro il Psv in Champions). In pratica, quindi, con Bremer la Juventus è imbattuta da un anno e mezzo. Per trovare una sconfitta con il brasiliano in campo bisogna risalire alla semifinale di ritorno di Coppa Italia in casa della Lazio del 24 aprile 2024: 616 giorni fa.
Al rientro dopo l'intervento di ottobre per suturare la lesione del menisco mediale del ginocchio già operato, Bremer ha confermato di essere la pietra angolare del muro bianconero: nelle 3 partite in cui è stato in campo (14' a Bologna, 61' con la Roma e 90' a Pisa), la Juve non ha subito neanche una rete. L'unica incassata, quella di Baldanzi al 75' della gara contro i giallorossi, è arrivata, infatti, quando il brasiliano aveva già lasciato spazio a Rugani. Nell'ultima uscita completa, contro la squadra di Gilardino, si è avuta poi l'ennesima dimostrazione del contributo di solidità, affidabilità e leadership che il difensore verdeoro dà alla squadra: alla Cetilar Arena Bremer non ha subito dribbling da parte degli avversari, ha effettuato 5 azioni difensive decisive, vinto 5 duelli aerei su 8 e ha avuto una percentuale di precisione nei passaggi dell'86%.
Il contributo del brasiliano, però, non si limita all'impatto della sua singola prestazione, ma è importante anche in termini di sicurezza e personalità collettiva: con lui al fianco pure i compagni, infatti, aumentano il loro rendimento. Lloyd Kelly e Pierre Kalulu, per esempio, si sentono più liberi di potersi spingere in avanti, come dimostrato dal gol del francese nell'ultima gara dell'anno. Se Bremer è la pietra angolare del muro juventino, l'ex Milan è il cemento: sempre presente, è (alla pari con Matthias Ginter del Friburgo) l'unico giocatore dei top 5 campionati europei a non aver saltato neanche un minuto stagionale tra campionato, coppe europee e nazionali. Ventiquattro partite su 24, per un totale di 2.160 minuti. E pensare che nell'ultima stagione in rossonero, prima di trasferirsi alla Continassa, aveva perso ben 36 gare stagionali per infortunio.