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Tomori rivela l'origine del suo nome completo: "Cosa significa Oluwafikayomi Oluwadamilola"

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Il centrale del Milan sul nuovo ruolo con Allegri, il sogno Mondiale e l'origine del lunghissimo doppio nome: "Proviene dalle tribù dei miei genitori, che sono nigeriani".

Fikayo Tomori è reduce dalla sconfitta contro il Napoli nella semifinale della Supercoppa Italiana. Ma in generale la stagione sua e del Milan, in lotta per lo Scudetto, può essere considerata ampiamente soddisfacente.

Tra le nuove sensazioni dopo il ritorno a Milano di Massimiliano Allegri e l'ambizione di giocare il prossimo Mondiale negli Stati Uniti, in Messico e in Canada, Tomori ha rilasciato un'intervista alla BBC.

Intervista nella quale l'ex giocatore del Chelsea ha spiegato, come del resto aveva già fatto in passato, l'origine del proprio nome completo. Che no, non è Fikayo.

COSA SIGNIFICA IL SUO NOME COMPLETO

Il nome completo di Tomori è Oluwafikayomi Oluwadamilola, lunghissimo e chiaramente impronunciabile. Ed è lo stesso centrale rossonero a spiegare il suo significato.

"I miei genitori sono nigeriani, quindi i nomi provengono dalle loro tribù. Ogni tribù ha una frase che viene abbreviata in un nome, per cui Oluwafikayomi significa 'Dio mi ha riempito di gioia' e Oluwadamilola significa 'Dio mi ha riempito di ricchezza'".

COS'È CAMBIATO NEL MILAN DALLO SCORSO ANNO

"Siamo tornati tutti in estate con qualcosa da dimostrare, individualmente e collettivamente - continua Tomori, parlando della stagione del Milan e di cosa sia cambiato dall'anno scorso - Dobbiamo tornare in Champions League".

Sul ruolo di terzo di difesa e sul dispendio fisico che comporta: "Fisicamente non mi sono mai sentito meglio. Parte del merito è il sapere dove devo essere in campo. Mi ha aiutato molto nella lettura della partita.

È una cosa semplice, ma non c'è bisogno di sforzarsi troppo come difensore. Devo solo correre in modo più intelligente, non più velocemente".

LE LEGGENDE DEL MILAN

"Le immagini di Maldini e delle leggende sui muri di Milanello? È pazzesco. Entri ogni giorno e vedi foto di giocatori come Maldini, Baresi, Kakà, Zlatan e Nesta. Per cui senti sicuramente la pressione sapendo che quei giocatori erano nel tuo stesso stadio.

La pressione deriva dai tifosi che incontri in città. Ti rendi conto di quanto peso abbia la maglia. Adoro il fatto che siano così orgogliosi del club e che ci si aspetti da noi di fare quello che hanno fatto quelli prima di noi".

IL SOGNO MONDIALE

"Tuchel? Ho parlato con lui dopo l'ultima sosta per le nazionali a novembre. Ci siamo sentiti un paio di volte e il messaggio è di continuare a fare quello che sto facendo. Il Mondiale è tra sei mesi, c'è molto da giocare. So che sta guardando e tenendo d'occhio, perché ha convocato il mio compagno di squadra Ruben Loftus-Cheek. Questo mi dà la fiducia di potercela fare.

"È difficile perché ci sono tanti giocatori in quel ruolo: John Stones, Marc Guehi, Dan Burn, Ezri Konsa. Ma il Mondiale è ancora un sogno e ci sto lavorando".