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Van Dijk: "Diogo Jota è parte di noi, il suo ricordo è una forza. Avrebbe voluto vederci vincere"

Gazzetta

Il ricordo non se n’è mai andato. l’omaggio è stato così grande che Virgil Van Dijk è sceso in campo coi tre figli dell’ex compagno come mascotte, mentre Rute Cardoso, moglie di Jota solo da poche settimane prima della tragedia ma sua compagna di una vita, guardava dalla tribuna. “Ogni giorno c’è qualcosa che ci ricorda quello che è successo, perché Diogo è parte di noi, parte del club, della nostra famiglia” ha raccontato Van Dijk. Lo ha fatto in un editoriale pubblicato dal Times, uno in cui nel tracciare un bilancio del suo 2025, dalla gioia per il titolo alle fatiche di questa prima parte di stagione, per la prima volta spiega cosa significa per il Liverpool aver perso l’attaccante portoghese e quanto impatto quella tragedia abbia avuto sui giocatori e sul club.

“Diogo ha significato tanto per me, per la squadra, per il club - scrive Van Dijk -. Prima di tutto come persona: era incredibile, per come si comportava non sembrava portoghese ma scozzese, tanto che lo chiamavamo McJota. Lavorava sodo, metteva sempre la squadra al primo posto, era sempre al 100% che giocasse o no. Diogo era sempre quello che spingeva tutti a dare il massimo, che dava l’esempio, che era pronto ad ascoltare. Nel nostro gruppo era una persona importante. Ricordo che ero appena tornato in Inghilterra da una vacanza quando ho avuto la notizia. Non me lo scorderò mai: è stata davvero dura da digerire, uno shock per il mondo intero. Nei mesi successivi ho cercato di essere la mia miglior versione possibile, di esserci per i giocatori, per la squadra, per lo staff. Ma soprattutto per Rute: ho cercato di assicurarmi che ci si prendesse cura di tutti loro, Rute, i bambini e i genitori di Andre e Diogo. Il club ha fatto un lavoro incredibile sotto questo aspetto, ma non mi aspettavo niente di diverso: questo è un club in cui la cosa che conta di più è la famiglia. Il mio ruolo è stato quello di osservare, di vedere come tutti hanno reagito al lutto, come l’hanno elaborato. Dovevo ascoltare, parlare con i giocatori, con alcuni membri dello staff. Ne abbiamo parlato tutti insieme subito, ho detto che ci sarei stato per chiunque avesse avuto voglia di parlarne, di sfogarsi. Ci sono stato e ci sono sempre. Ci sono momenti in cui è dura, perché il ricordo di Diogo ti assale che tu sia pronto o no, che tu abbia la forza per affrontarlo o meno. Conta come reagisci, e penso che in questo siamo stati tutti fantastici”.

“Io e gli altri veterani in squadra vogliamo assicurarci che il suo ricordo venga onorato per sempre, non solo quest’anno: ne parleremo col club, per capire come farlo al meglio. Il suo armadietto al centro di allenamento è ancora lì, come quello nello spogliatoio di Anfield, ma penso che possiamo fare di più per ricordarlo ed è una responsabilità che sento molto mia. I tifosi cantano per lui al 20’ di ogni partita: ne abbiamo parlato tra di noi e siamo arrivati a un punto in cui non ci tocca più. È un segno di rispetto nei suoi confronti da parte dei tifosi, quindi tocca a loro decidere se continuarlo o meno, ma io ci tengo a far sapere loro che su di noi non ha più effetto. Non è come l’amichevole col Preston, appena due settimane dopo l’incidente. O il minuto di silenzio col Bournemouth alla prima di campionato, quando è stato davvero difficile. Siamo ad un punto ora in cui usiamo il ricordo di Diogo come forza: lui avrebbe voluto vederci vincere, vederci far bene, ed è la cosa principale”.