Da lui ci si attendeva molto, in tanti speravano di trovare conferme certificandone il conclamato crack degli ultimi mesi.
Invece Kenan Yildiz al Bernabeu non ha risposto presente, tradendo titoli e previsioni che lo vedevano tra le stelle più luminose pronte ad accendere Real Madrid-Juventus.
Il turco ha deluso, senza mai riuscire a trovare il modo di inventare né di prendersi la scena: un esame masterclass fallito, ma guai a metterne in discussione ascesa e talento.
Tudor lo ha lasciato libero di muoversi tra le linee nel 3-5-1-1, studiato per contenere le sfuriate di Mbappé & co. e ripartire garantendo solidità a Madama, affiancato da McKennie quando c'era da pressare o contrattaccare.
Yildiz a supporto di Vlahovic non è però entrato in partita con convinzione, cercando la mattonella giusta ma restando imbrigliato tra le maglie di difesa e centrocampo dei Blancos.
Tolto l'assolo dentro l'area culminato in un cross basso senza fortuna partendo dal centrosinistra, sua porzione di campo prediletta, il 10 bianconero per il resto è apparso sottotono e nella seconda metà della ripresa ha anche rischiato grosso, con un passaggio errato in disimpegno dentro la propria sedici metri con cui ha consegnato palla agli avversari.
Al 74' il Real-Juve di Yildiz è terminato, con Tudor che lo ha richiamato in panchina per far entrare Openda. Una sliding door però poco fruttuosa, visto il goal divorato dal belga all'88' con la porta spalancata.
Per il turco sconfitta e prestazione opaca dunque, in una notte che rievocava inevitabilmente i fasti di Pinturicchio: la 10 sulle spalle, la fascia da capitano al braccio, una classe cristallina che porta molti a scomodare paragoni 'pesanti'. Il Del Piero applaudito dal Bernabeu con annessa standing ovation, però, appare destinato a restare un qualcosa di unico.