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Marquez a caccia del titolo in Giappone, là dove iniziò l’epopea Ducati

Gazzetta

Da Motegi a Motegi, da Stoner a Marquez. Per cercare di chiudere un cerchio che per la Ducati sarebbe più che simbolico. Due giorni fa il primo Mondiale della Casa di Borgo Panigale è diventato maggiorenne, proprio quando si preparano altre candeline. Sono infatti passati 18 anni dal 23 settembre 2007, data scolpita nella storia della Ducati e del motomondiale. In quella giornata di primo autunno Borgo Panigale festeggiava in Giappone, sul circuito di Motegi, il primo titolo piloti in MotoGP. Protagonista Casey Stoner, il velocissimo australiano consacratosi con il suo stile impareggiabile come il primo pilota a portare la medaglia iridata alla Ducati, che nello stesso giorno cesellava la sua giornata perfetta. Vittoria in gara di Loris Capirossi in un GP difficile, caratterizzato dal cambio moto per la pioggia; titolo piloti per Stoner, 6° al traguardo, ma ebbro di gioia; titolo costruttori alla casa bolognese che rompeva il ghiaccio entrando di forza nell’élite del motomondiale. 

La Desmosedici non era più solo una moto selvaggia e indomabile, perché nata attorno a un motore da favola che ne rendeva difficile la gestione: era un bolide vincente. Merito di un progetto che aveva Livio Suppo al timone, Filippo Preziosi come mente e le gomme Bridgestone come valore aggiunto. Stoner, arrivato a Borgo Panigale quasi per caso, si rivelò il braccio armato di progetto di qualità: non era più il Rolling Stoner del debutto con la Honda LCR, ma un velocissimo campione capace di lasciare il segno, diventando iridato a 21 anni e 11 mesi, uno dei più giovani di sempre. Dopo, sarebbe arrivato Marc Marquez a mettere tutti in fila, con il titolo del 2013 sulla Honda a 20 anni e 9 mesi, record di gioventù tuttora imbattuto. Proprio il campione spagnolo, ora in sella alla rossa Ducati, a Motegi può coronare il sogno della sua seconda vita agonistica, quella iniziata dopo i tormenti dell’infortunio di Jerez 2020 che ne aveva messo in dubbio carriera, doti e possibilità. 

 Approdato sulla Ducati ufficiale quest’anno, giusto il tempo di un anno di rodaggio al team satellite Gresini per capire che fosse ancora competitivo, Marc sta dominando la stagione e vede il suo nono Mondiale. Per indossare la maglia iridata 2025 gli basterà fare, alla fine del weekend giapponese, Sprint e GP, 3 punti più del fratello Alex in sella alla Ducati Gresini. Motegi diventa ancora il possibile palcoscenico della festa Ducati, a coronamento di un’annata fantastica che l’ha già vista iridata nei Costruttori dopo la vittoria di Marc Marquez nella Sprint di Montmelò, con 14 trionfi su 16 GP e 15 Sprint conquistate su 16. Un dominio. Da Motegi 2007 a Motegi 2025 la Ducati è diventata una corazzata grazie all’impronta di Gigi Dall’Igna: da quel GP del Giappone la rossa ha conquistato 7 Mondiali costruttori (2007 e dal 2020 a oggi), 4 piloti (Stoner 2007, Bagnaia 2022 e 2023, Martin 2024), che sono già 5 considerando il 2025 che non può sfuggire, e ben 105 delle sue 120 vittorie. Motegi, pista di proprietà della Honda, quasi una sberleffo ai rivali, come luogo dell’anima Ducati. Sì, un brindisi di Marc qui sarebbe molto più che simbolico.