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Emerson Royal ricorda l'esperienza al Milan: "Si parlava di me più di quanto si facesse con Cristiano Ronaldo"

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L'ex terzino rossonero, tornato in Brasile col Flamengo: "Avevo avuto una sensazione strana sin da subito, non è bello sentire quell'onda d'odio. Tifosi, avete esagerato".

Emerson Royal ha vinto un trofeo con la maglia del Milan: la Supercoppa Italiana. Ma questo non gli ha evitato di attirarsi critiche continue da parte della tifoseria rossonera a causa di prestazioni spesso non all'altezza.

Oggi Emerson non gioca più in Italia: indossa un'altra casacca rossonera, ovvero quella del Flamengo, formazione in corsa sia per il campionato che per la Copa Libertadores.

Pochi mesi dopo l'addio al Milan, l'ex terzino di Barcellona e Tottenham ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. E ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

"SENSAZIONE STRANA DA SUBITO"

"Io sono arrivato in Italia con una sensazione un po’ strana da subito. Dall’inizio, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa si parlava di me più di quanto si parlasse di Cristiano Ronaldo… ma in modo negativo. Mi sentivo di dover fare sempre il doppio per essere accettato, e poi non essere accettato comunque.

Il video in cui i tifosi del Tottenham cantavano 'non sa difendere, non sa attaccare?'. Quel video è stato manipolato e fatto passare per recente quando sono arrivato al Milan, ma era un video vecchio. Risaliva a un momento difficile che avevamo vissuto con Conte. I tifosi commentano tutto, è normale. Ma quando ho scelto di andare via dal Tottenham, il club ha provato a trattenermi perché ero migliorato tanto. E avevo un ottimo rapporto con tutti". 

"NON È BELLO SENTIRE QUELL'ONDA D'ODIO"

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"Io sono uno che non si lascia colpire facilmente, perché conosco il mio valore. Ma non è bello arrivare e sentire quell’onda d’odio senza ancora essere entrato ancora in campo e aver giocato anche solo un minuto. Ho una famiglia e degli amici: sono loro che soffrono di più. Non è stata di certo una situazione piacevole. Non vorresti mai sentire certe cose mentre stai cercando di fare al meglio il tuo lavoro, qualsiasi esso sia".

"IN ITALIA LA STAMPA HA UN PESO ENORME"

"La fiducia del club e dei compagni l’ho sentita sempre, e infatti al Milan mi sono preso un posto da titolare. Il problema era altro: in Italia la stampa ha un peso enorme e io non lo sapevo minimamente. Quello che si dice fuori è molto forte e influisce a priori.

Fonseca e Conceiçao? Nessuna differenza. Con Fonseca giocavo, con Conceiçao anche. L'infortunio mi ha fermato e quando sono tornato mancavano due partite alla fine. Parlavo molto con Sergio: mi diceva che sarei stato importante e titolare nel suo Milan. E fino a quando sono stato disponibile, è stato così".

PERCHÉ L'ADDIO AL MILAN

"Parte tutto da me e da una mia richiesta. Ho parlato con la mia famiglia, con il mio agente, e l’idea di andarmene era già diventata una priorità. Non avrei potuto continuare con quella sensazione addosso. Al Tottenham mi era successa la stessa cosa, ma lì ero riuscito a far cambiare idea: arrivi, la gente parla, poi non vogliono più che tu te ne vada. È sempre questione di tempo e adattamento. Inizialmente avevo pensato di fare lo stesso anche al Milan, di restare per dimostrare davvero chi sono. Ma dopo l'infortunio e i mesi fermo, quella sensazione si è amplificata ancora di più. E quando ho capito che il mio rapporto con l’ambiente si era ormai logorato, mi sono reso conto che restare non sarebbe stata la scelta giusta".

L'ITALIA NON MI MANCA

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"Se mi manca un po' l'Italia? No, sinceramente no. È un paese bellissimo, il Milan è un top club, ma non avrò mai quella sensazione di nostalgia, perché non c’è motivo per cui mi possa mancare. Mi manca la Spagna, dove sono stato molto felice al Betis. E anche l’Inghilterra. L’Italia no". 

UN MESSAGGIO AI TIFOSI DEL MILAN

"Direi che da una parte li capisco benissimo: pagano il biglietto, vogliono il massimo per la squadra e pretendono che ogni giocatore renda sempre al meglio. Non ho nulla contro questo, lo rispetto totalmente. Però a volte è stato veramente un po’ troppo, perché io ero un giocatore del Milan e supportarmi avrebbe aiutato anche il Milan stesso. Quando un calciatore commette degli errori, se la tifoseria gli resta vicino lo aiuta ancora prima che le cose vadano davvero male. Non si può essere al 100% tutti i giorni: ci sono partite in cui ti riesce tutto e altre in cui non gira. È umano, ed è qualcosa che va accettato. Invece io mi sono sentito spesso criticato con molta esagerazione, anche in momenti in cui avevo fatto partite importanti davvero molto bene…"