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Calcio

Gasperini, la Dea aspetta il sì: il tecnico vuole 2-3 campioni, tenere i big e ambizioni alte

Luigi Garlando
Gasperini, la Dea aspetta il sì: il tecnico vuole 2-3 campioni, tenere i big e ambizioni alteN/A

Bergamo gli è saltata addosso, come lui è saltato addosso al Bayer Leverkusen. L’altro ieri sera, dopo il trionfo nella finale di Europa League, la grande festa in albergo con la squadra, incorniciata dai tifosi accorsi a Dublino, mentre arrivava l’eco degli innamorati della Dea che avevano invaso il centro della città. Ieri l’abbraccio all’aeroporto di Orio, domenica quello di tutta Bergamo. L’amore avvinghia. E così, sciogliere il nodo del futuro, per Gian Piero Gasperini, in questo turbine di emozioni, è ancora un po’ più complicato. Ma deve farlo nel giro di poche ore, tra oggi e domani, incontrando i Percassi per confrontarsi sulla Dea che verrà.

Non è una situazione nuova. Un paio di stagioni fa, quando si sedettero per la stessa ragione, la destinazione Roma era molto più di un’ipotesi. Gasp, nei giorni scorsi, ha ragionato pubblicamente sul tema: "In effetti, questo sarebbe il momento ideale per andarsene". Vero. Troncare il ciclo d’oro senza una vittoria sarebbe stato fastidioso. Farlo ora dopo aver raggiunto il massimo traguardo possibile, avrebbe una logica. Sì, perché, per lo status attuale dell’Atalanta, scudetto o Champions sono missioni quasi impossibili. Gasp puntava alla Coppa Italia, che sentiva come obbiettivo alla portata del club e ha raggiunto molto di più: l’Europa League, il massimo.

Alla consapevolezza di aver portato a termine in qualche modo il lavoro di 8 anni, depositando in bacheca il primo trofeo internazionale, si sono aggiunte le proposte arrivategli in lingue diverse, ma, soprattutto, quelle insistenti del Napoli di De Laurentiis, deciso a coinvolgerlo nel rinascimento architettato dal nuovo d.g. Manna, ex juventino come Gasp, pronto a sostenere il progetto tecnico del nuovo mister. E, se il Napoli era convinto di Gasperini prima, figuriamoci ora, dopo averlo visto triturare i campioni di Germania, imbattuti da 51 partite. Che occhi avrebbe il Maradona davanti al calcio visto a Dublino?

Umanamente comprensibile e professionalmente legittimo che Gasp consideri tutto. Comprensibile e legittima anche la leggera inquietudine che si intuisce nei Percassi, spaventati dalla «bellissima donna», alternativa alla Dea. Diversità di vedute sull’ultimo mercato avevano creato elettricità. A un certo punto, con risultati e classifica zoppicante, sembrava che la stagione potesse deragliare. Poi la sterzata gloriosa. Il trionfo di Dublino, se ha attizzato ancora di più Napoli, potrebbe aver giocato a favore di Bergamo. Apparecchiata davanti a Gasperini c’è questa tavola imbandita: Supercoppa europea già il 14 agosto a Varsavia. Magari contro Ancelotti, la sfida al collega più titolato. Real Madrid-Atalanta suona come una favola: Cenerentola al ballo di corte; un club di provincia, senza scudetti, contro il più glorioso della storia.

E poi la Champions rinnovata e la Supercoppa di Riad, con Inter, Milan e Juve. Ci si può alzare da una tavola così, per quanto sia affascinante il nuovo? Forse Gasp se lo stava chiedendo nella notte più dolce della sua vita, mentre in piedi sulle sedie del Radisson, abbracciato ad Antonio Percassi, commosso fino alle lacrime, cantava: «We are the champions!». Oggi o domani, i Percassi e Gasperini si siederanno per decidere il futuro. Gasperini ha sempre ritenuto fondamentale per la felicità di coppia, la possibilità di aggiornare la sfida e di alzare l’asticella. Vuole sentirsi a bordo di un progetto tecnico ambizioso, in movimento. Finora lo è stato: partecipazione Champions, tre finali di Coppa Italia, Europa League…

Ora Gasp vuole ritrovarsi con Inter, Milan e Juve non solo a Riad, ma anche in Serie A. Che non significa lottare subito per lo scudetto, ma posizionarsi stabilmente tra le prime 5 e certificare un nuovo status. Il salto in alto implica un adeguamento di mercato. Che, a onore dei Percassi, in parte c’è già stato. Se spendi 20 milioni per un portiere (Musso), non sei più l’Atalanta di prima. Gli esborsi per Ederson, De Ketelaere e Scamacca sono da grande e, per un club non metropolitano come l’Atalanta, resta prioritaria la sostenibilità, attraverso la valorizzazione dei talenti. Cosa chiede allora Gasperini? Di aumentare la fetta degli investimenti, anche a costo di ridurre le plusvalenze e ritoccare il tetto ingaggi, a fronte del tesoro finito in cassa in questi 8 anni, sapendo che l’aumento della competitività può aumentare i ricavi. In soldoni? Bravi giovani, ma anche 2-3 campioni fatti, trascinanti.

Gasp li vorrebbe entrambi in attacco (uno più esterno), perché è lì che si diverte, come certi bambini che fai felici solo se gli regali trenini. E poi un centrocampista di fisico e palleggio da inserire nelle rotazioni. Serve aumentare la qualità della spinta di fascia. Sottinteso, che resti Koopmeiners. Percassi illustrerà la sua visione. Se combaceranno, Gasp potrebbe diventare Gasperson a tutti gli effetti, sforando i 10 anni di Atalanta (2016-26), felice come il bambino dei trenini, con una Dea da sogno. Altrimenti potrebbero essere felici Napoli e "la donna bellissima".

Fonte: gazzetta.it