Gilberto Silva aveva 25 anni la prima volta che si trovò ad affrontare giocatori di un altro continente: accadde durante la partita d’esordio del Brasile alla Coppa del Mondo FIFA 2002 in Corea del Sud e Giappone, contro la Turchia.
Fino a quel momento, aveva affrontato solo poche selezioni sudamericane con la maglia della nazionale. Ma in quel torneo, la Seleção affrontò anche Cina, Costa Rica, Belgio, Inghilterra, di nuovo la Turchia e infine la Germania, conquistando il suo quinto titolo mondiale.
Poco dopo il trionfo al Mondiale, Gilberto Silva firmò con l’Arsenal di Arsène Wenger, diventando una pedina fondamentale nella leggendaria stagione degli ‘Invincibles’ del 2003/04, in cui i Gunners diventarono la prima squadra inglese in oltre un secolo a concludere un’intera stagione di massima serie imbattuti.
Oggi, nel suo nuovo ruolo all’interno del Technical Study Group (TSG) della FIFA, Gilberto ha potuto seguire con entusiasmo il cammino di due club brasiliani approdati ai quarti di finale della Coppa del Mondo per Club FIFA 2025. In un’intervista concessa a FIFA, ha parlato delle quattro squadre approdate alla fase finale e dell’impatto che le loro prestazioni al torneo potrebbero avere sul calcio brasiliano, sia a livello tecnico che ispirazionale.
Gilberto Silva: Sono al settimo cielo. Anche i due club che sono già stati eliminati dal torneo sono stati magnifici nella fase a gironi. Nel calcio brasiliano sono successe tante cose, e in generale c’è poca fiducia nel nostro sistema. Ci si chiede spesso se siamo davvero sulla strada giusta. Da questo punto di vista, questo torneo non poteva andare meglio per il calcio brasiliano: ha dimostrato che la qualità c’è, non solo in campo, ma anche nella gestione, negli aspetti tecnici di ogni squadra.
Gilberto Silva: Senza dubbio. In un certo senso, questo torneo funziona anche come punto di confronto per i club che sono presenti. Permette a tutti di capire a che livello siamo davvero nel calcio mondiale. Mette le cose in prospettiva. In Brasile si è sempre cercato di confrontare i nostri club tra loro, ma non abbiamo mai avuto molte occasioni di giocarci qualcosa contro squadre europee in una competizione come questa. Il calcio europeo è senza dubbio il più alto a livello mondiale, con le maggiori risorse, e finalmente abbiamo potuto vedere come si comportano le squadre brasiliane contro quei club.
Inoltre, è stata un’occasione per conoscere anche realtà di altri continenti. Per esempio, non sapevo molto dei Mamelodi Sundowns o del Wydad Casablanca. Opportunità così le hai solo in tornei di questo tipo. Credo che, al di là dei risultati, sia stata un’esperienza eccezionale per i club brasiliani, che tornano a casa con tanti spunti positivi ma anche con la consapevolezza di ciò che si può ancora migliorare. È l’occasione per rivedere il lavoro che si sta facendo, non solo sul piano tecnico, ma anche nella gestione di ogni club. Hanno potuto interagire con il mondo del calcio e vedere come funzionano le cose all’estero.
Gilberto Silva: Ognuna di queste squadre ha una propria identità e un modo di giocare ben definito. Ed è qualcosa che non cambia facilmente. Bisogna crescere all’interno di quella stessa identità, migliorando sotto l’aspetto tattico, fisico e tecnico, ma sempre restando fedeli al proprio stile.
Il Botafogo, ad esempio, ha affrontato i campioni della Champions League africana e tutti si aspettavano che perdesse. Invece ha vinto. Si sono sistemati bene in fase difensiva, ma hanno saputo sfruttare anche molto bene i loro due attaccanti, Artur e Igor [Jesus]. Sono riusciti ad alleggerire la pressione e, invece di chiudersi, hanno saputo essere più propositivi: hanno recuperato palla e colpito il Paris Saint-Germain in contropiede, mettendo in difficoltà la loro difesa.
Poi c’è il Fluminense, che gioca in modo diverso sotto la guida di Renato [Gaucho], che imposta la squadra secondo la propria visione. Adotta uno stile di gioco più basato sul possesso, e i risultati gli stanno dando ragione.
Il Palmeiras di Abel Ferreira è una squadra che sa chiudere bene gli spazi e allo stesso tempo è molto pericolosa in contropiede. Hanno giocatori di grande qualità che possono fare male agli avversari. Non si tratta solo degli undici titolari: anche chi entra dalla panchina ha qualità, e questo è fondamentale in un torneo come questo. Vincere solo con gli 11 iniziali è molto difficile.
Credo che anche il Flamengo abbia giocato molto bene: è una squadra organizzata tatticamente, che ama mantenere il possesso palla e ha giocatori tecnici, con grande qualità nei piedi. È davvero bello vederli giocare. Sanno imporre il ritmo della partita, sono composti quando devono difendere e poi sanno ripartire con velocità. Sono stati eliminati dal Bayern Monaco, una delle potenze europee, e non c’è nulla di cui vergognarsi.
Gilberto Silva: Sono davvero contento di quello che ho visto finora e spero che le squadre brasiliane continuino ad andare avanti nel torneo, perché penso che sia molto importante per noi. È normale che alcuni tifosi in Brasile guardino tutto con gli occhi del club che supportano, ed è comprensibile. Ma è fondamentale capire quanto sia importante avere squadre brasiliane a questo livello, che competono in una vetrina mondiale. Quattro club brasiliani si sono qualificati per questo torneo, ma c’erano ben 12 squadre europee, il numero più alto tra tutte le confederazioni, ed è sempre così in competizioni di questo tipo. Quindi, il fatto che il numero di squadre brasiliane sia minore rende ancora più significativo ciò che stanno facendo. Spero davvero che possano continuare a progredire nel torneo.