Tre domande a tre giornalisti di GOAL dopo le partite della settimana giornata di Serie A: le risposte di Alessandro De Felice, Stefano Silvestri e Michael Baldoin nel nostro 3X3.
Michael Baldoin: Entrato in corsa nella scorsa stagione - come spesso accaduto nella sua carriera - Tudor ha centrato l’obiettivo minimo della Juventus: il quarto posto, che è valso la qualificazione alla Champions League. Poche settimane dopo, nel Mondiale per Club negli Stati Uniti, il tecnico croato ha confermato di avere idee chiare e una precisa identità di gioco, pur uscendo agli ottavi di finale contro il Real Madrid dopo una sconfitta di misura, ma a testa alta.
Il successivo mercato estivo, tuttavia, ha lasciato ancora una volta l’impressione di una gestione societaria confusa. Doveva partire Vlahovic, ma alla fine è rimasto. Sono comunque arrivati due centravanti, David e Openda, dalle caratteristiche opposte rispetto al profilo richiesto dall’allenatore - quello di Kolo Muani. Sugli esterni di centrocampo non ci sono stati rinforzi significativi, a eccezione di João Mario, inserito nello scambio che ha portato Alberto Costa al Porto. Da segnalare il riscatto di Conceição, forse l’unica vera nota positiva, e l’acquisto di Zhegrova, giocatore di qualità ma fermo da un anno per infortunio e ancora alla ricerca della miglior condizione sotto la Mole.
Nonostante le difficoltà, la Juventus è partita forte: tre vittorie su tre, tra cui il rocambolesco 4-3 contro l’Inter, che avevano riportato entusiasmo e fiducia nell’ambiente. Si parlava di ritorno del “DNA juventino”, qualcuno addirittura vedeva i bianconeri tra i favoriti per lo Scudetto. Ma la verità è che da troppi anni la confusione societaria impedisce a qualunque allenatore di lavorare serenamente: da Pirlo a Tudor, passando per l’Allegri-bis e Thiago Motta, la Juve sembra prigioniera di una continua instabilità.
Puntare il dito contro un singolo tecnico è dunque troppo facile, quando le problematiche sono strutturali, sia in campo che fuori. Un cambio in panchina potrebbe portare benefici immediati, magari garantendo un’altra qualificazione tra le prime quattro. Ma la Juventus non può continuare ad accontentarsi: lo insegna la sua storia. “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.”
Tudor, per ora, merita un’ulteriore occasione per dimostrare di avere ancora il gruppo dalla sua parte. Da qui alla prossima sosta serviranno però risultati e continuità.
E, per chi sostiene che il tecnico croato rappresenti un ostacolo per Kenan Yildiz, bastano i numeri: sotto la sua guida, il classe 2005 turco ha collezionato 8 goal e 7 assist in 20 partite, trovando nella posizione di ala sinistra il modo migliore per esaltare le sue qualità - un dribbling esplosivo e un tiro spesso imparabile per i portieri avversari.
Stefano Silvestri: Non credo si sia sopravvalutato il mercato del Napoli. I campioni d’Italia hanno fatto quel che dovevano fare in estate: irrobustire una rosa già forte di suo, come ampiamente dimostrato dallo Scudetto conquistato a maggio, e provare a renderla competitiva sia dal punto di vista qualitativo che numerico per il doppio impegno campionato-Champions League. Ovvero la grande differenza rispetto alla scorsa stagione, nella quale la squadra di Antonio Conte si è potuta concentrare appena su una competizione e non su due. Ecco: probabilmente è anche da qui, dal minor tempo a disposizione dell’allenatore per concentrarsi su concetti e temi da sviluppare durante la settimana, che nascono certe difficoltà azzurre nelle ultime settimane, culminate con le due sconfitte in tre giornate contro Milan e Torino.
Il Napoli oggi ha due portieri titolari, anche se non è detto che il ballottaggio costante tra Milinkovic-Savic e Meret faccia davvero bene alla tenuta mentale di entrambi. Ha rinforzato il reparto centrale difensivo con Beukema, ottimo a Bologna, e con la promessa Marianucci. Spera presto di scoprire Miguel Gutierrez. In mezzo al campo ha aggiunto Kevin De Bruyne, mostruoso al Manchester City e nel calcio europeo per diversi anni, nonostante un’età avanzata che non può non pesare sul fisico e sulla testa del belga. Noa Lang, che a Torino avrebbe pure segnato senza quel mezzo corpo in fuorigioco, garantisce un’alternativa sulle fasce offensive. E Hojlund, più dell’altro volto nuovo Lucca e non solo per la prestazione negativa di quest’ultimo contro i granata, permette di attendere con minor ansia il rientro di Lukaku dall’infortunio. Altro dettaglio non secondario: la spina dorsale non è stata toccata. Insomma, ci siamo. Sia come quantità che come livello. Almeno potenzialmente.
Poi, chiaro, il campo sta dicendo altro. Sta dicendo ad esempio che il gioco del Napoli è spesso farraginoso, che McTominay spostato a sinistra continua a non convincere (ma la sua assenza a Torino ha pesato, eccome…), che De Bruyne ha colpi da campione ma accusa inevitabilmente il tempo che passa, che Lucca è in palese difficoltà. E che il 4-1-4-1 instaurato da Conte penalizza certi elementi offensivi, come Lang e Neres. Di più: nel 2024/2025 Conte ha fondato il proprio regno sulla difesa, vincendo spesso di misura e preferendo i tre punti allo spettacolo. Quest’anno, invece, il Napoli ha tenuto la porta chiusa solo nelle prime due giornate: per il resto ha sempre preso almeno una rete. E se gli avversari si chiudono bene, come ha fatto sabato il Torino, le difficoltà si moltiplicano.
Alessandro De Felice: Gli ultimi 90 minuti hanno offerto risposte importanti - ma non definitive - su quella che saranno le gerarchie in questo campionato di Serie A e sulle squadre che potranno concorrere per la vittoria dello Scudetto. La sconfitta del Napoli a Torino - il terzo passo falso in stagione dopo Manchester City e Milan - ha evidenziato la carenza di alternative a disposizione di Antonio Conte, nonostante un mercato faraonico, che però per ora non riesce a dare risposte convincenti e certezze al tecnico. I successi di misura hanno confermato - seppur in modo diverso - la forza di Inter e Milan. Come l'araba fenice, i nerazzurri stanno rinascendo dalle ceneri dell’addio di Simone Inzaghi, ritrovando ambizioni, motivazioni e nuove strade da percorrere dal punto di vista tattico, oltre alla ‘fame’ di Chivu e all’innesto di giocatori come Akanji e Bonny, decisivo a Roma. Per alternative e qualità, l’Inter rappresenta al momento la candidata numero 1 al ruolo di anti-Napoli (o forse già qualcosina in più), ma il Milan sta già dimostrando che la mano di Allegri può fare la differenza. Tornato alla guida dei rossoneri, il tecnico livornese sta costruendo in pochi mesi un progetto vincente, con un’idea di gioco chiara e un’identità ben precisa. La mancata partecipazione alle coppe europee, un mercato importante e la guida tecnica di un allenatore esperto come Allegri, fuoriclasse nella gestione della rosa e dei momenti, rappresenta un ‘plus’ importantissimo per il Milan, che al netto delle parole di circostanza degli attori principali si candida tra le pretendenti allo Scudetto. Al netto del rendimento in crescita di Inter e Milan e alla luce dei passi falsi del Napoli e del deludente apporto dei nuovi arrivati, siamo sicuri che il campionato cerchi l’anti Napoli e che la corsa al titolo non possa ridursi ad un testa a testa tra le due sponde del Naviglio, con la squadra di Conte ad inseguire? Di certo il livello delle tre squadre non si discosta tanto, ma saranno la continuità e la gestione delle risorse a fare la differenza per lo sprint decisivo.