La parola che inizia per S è nella testa di tutti i milanisti davanti alla tv ma nessuno la pronuncia. Allegri: “Vinciamo gli scontri diretti? E’ una bella gioia”. Saelemaekers: “A fine stagione vedremo dove saremo”. Maignan: “Ci sono ancora tante giornate”. Anche Buffon, che milanista non è: “La classifica dice che il Milan sta facendo molto bene”. La classifica, a essere precisi, dice che il Milan è secondo a -2 dalla Roma, alla pari con il Napoli e a +1 sull’Inter. In più, gioca una sola volta a settimana e non perde mai contro le altre squadre che corrono per i primi posti. Va bene che è presto, però è chiaro che una squadra così può vincere il campionato.
Perché il Milan può farlo? Prima di tutto, perché in certi momenti della partita è maledettamente solido. Non sempre, in certi momenti. Nel derby ha rischiato di prendere gol e ha dovuto chiedere aiuto a Maignan versione 2022: gli xG dicono 1,74 a 0,88 per l'Inter, che ha sbagliato un rigore e preso due pali. Sempre gli XG dicono che il Milan, nei quattro scontri diretti con Napoli, Juve, Roma e Inter, ha concesso 6,5 xG, che pochi non sono, a fronte di un solo gol incassato (su rigore). Il Milan però ha retto senza problemi la marea blu degli ultimi 20 minuti, quando l’Inter attaccava e c’era da difendere in undici. Allegri si è messo 5-3-2 e no, non è facile attaccare un blocco così. Per vie centrali, non si passa. Sulla fascia sinistra, la migliore dell’Inter, Saelemaekers raddoppia anche nel sonno. Se crossi, trovi Pavlovic e soprattutto Gabbia, che il mondo continua a sottovalutare: è impressionante per costanza, nettamente tra i migliori difensori della stagione. “Quando c’è da difendere, devi rendere difficile la vita dell’avversario”, ha detto Allegri. Fatto. L'occasione che resta negli occhi è quella di Bonny all'89' ma Maignan nel finale non ha tremato particolarmente.
Il Milan può correre tra i primi fino a maggio anche perché, tra le squadre là davanti, è quella con più margini per correggere gli errori. Il Napoli sta cercando ancora una fisionomia e vive le tempeste di Conte: la continuità è di casa come la neve a Posillipo. L’Inter ha un problema con gli scontri diretti e ha un allenatore bravo ma non esperto. La Roma non ha la squadra più forte e non è abituata a fare corsa davanti, soprattutto senza un centravanti di garanzia. I problemi del Milan sembrano decisamente più risolvibili: la concentrazione, l’applicazione contro le piccole, le soluzioni offensive contro squadre che si chiudono. Allegri per i primi due aspetti è uno specialista, ci lavora da quando Minnesota era uno stato americano, non un cavallo.
Un particolare, in tutto questo, mette un brivido lungo la schiena alle avversarie. Il Milan vero si è visto dalla fine del mercato agli infortuni della pausa di ottobre, poi nel derby. Per essere chiari: quando vicino a Modric c’è stato Rabiot, il secondo cuore della squadra. Il Milan con Rabiot ha giocato cinque partite, ne ha vinte quattro e ha pareggiato a Torino contro la Juve, in una partita in cui avrebbe potuto (e dovuto) vincere. Rabiot dal 2019 gioca tra le 28 e le 34 partite stagionali di campionato: significa che, a meno di imprevisti, non ne salterà molte altre. In bocca al lupo a tutte le altre.
Ultimo ma non per importanza, i singoli. Il Milan, dallo scudetto all’estate, ha avuto tre allenatori, decine di giocatori ma una fisionomia costante: è stato incostante, un po’ disfunzionale, legato agli alti e bassi dei suoi campioni. I campioni oggi sembrano tutti sulla stessa pagina, come si dice negli Stati Uniti: lavorano per lo stesso obiettivo. Maignan è tornato quello vero, Leao ha avuto un paio di serate da protagonista e fisicamente può crescere molto. Quanto a Pulisic, da due anni e mezzo ha una costanza impressionante. Modric è l’uomo che fa andare tutti allo stesso ritmo e obbliga a essere ambiziosi perché al Real, se non sei ambizioso, non ti fanno entrare a Valdebebas. Luka, se ieri sera fosse passato dalle interviste, l'avrebbe detta, la parola che inizia per S: il Milan è da scudetto.