Fra un mese poco più, il prossimo 3-4-5 febbraio, è in programma a Sepang il primo test MotoGP 2026 e fra due mesi, dal 27 febbraio al 1° marzo in Thailandia, c’è il primo round MotoGP 2026: 22 GP, 14 in Europa, 2 in Italia a fine maggio Mugello e a inizio settembre Misano. Sarà una stagione di passaggio in vista del cambio tecnico-regolamentare dal 2027 con una classe regina rivoluzionata, con minore elettronica, con motori da 1000 cc a 850cc., l’eliminazione degli abbassatori, la riduzione del carico aerodinamico e l’avvento del nuovo "gommista" Pirelli. Una rivoluzione tecnica annunciata che, insieme al cambio di casacca di molti piloti, potrebbe cambiare, non di poco, le attuali carte in tavola dopo la stagione 2025 dominata da Marc Marquez sulla Ducati fino al GP di Indonesia dove in gara è stato costretto al ritiro nel primo giro, tamponato da Bezzecchi, caduta che gli provocava una frattura alla base del processo coracoideo e una lesione al legamento acromioclavicolare costringendolo a dare forfait agli ultimi quattro round.
Una stagione, quella del 2025, che ha dimostrato lo stato di buona salute del Motomondiale incentrato sulla MotoGP: un anno d’oro come mai in precedenza, soprattutto con il boom di gente – giovani in testa - presente negli autodromi, sia riguardo al pubblico televisivo, sia riguardo agli sponsor che hanno sostenuto l’intero campionato, singole gare, team e piloti, tv e media ai vari livelli. 3,6 milioni di biglietti venduti rispetto ai 3 milioni del 2024. Il record di spettatori a Le Mans (311.797). Sopra i 200 mila spettatori al Sachsenring (256.441), a Buriram (224.637), a Jerez (224.420), a Brno (219.544), a Valencia (205.319). Pubblico record anche al Mugello (166.074) e a Misano (174.821). 677 milioni di spettatori TV globali, con una media di quasi 34 milioni a gara. Sempre rispetto al 2024, gli ascolti TV hanno registrato una crescita globale media del 9% in ogni Gran Premio e un +26% per le Sprint. Crescita anche per la presenza digitale della MotoGP i cui social hanno superato 60 milioni.
I dati positivi della MotoGP 2025, frutto del lungo lavoro fatto dal 1992 dalla DORNA di Carmelo Ezpeleta, danno ulteriore spinta a Liberty Media, il nuovo gestore del Motomondiale, con quasi il 90% della proprietà. La rivoluzione tecnica, come detto, cambierà l’attuale MotoGP con l’obiettivo principale di avere in pista gare ancora più combattute, con più piloti e più moto di Case diverse in grado di battersi per la vittoria, rendendo il campionato "aperto" dal primo all’ultimo round. Più show in pista significa più interesse globale da parte del pubblico sugli spalti degli autodromi, davanti alle tv, più lettori dei giornali di ogni tipo, quindi più sport-show in pista e fuori con più aziende internazionali per sponsorizzazioni di maggiore immagine globale. Rimarrà deluso chi vuole un Motomondiale old time, con sponsor per lo più aziende di settore. Certo, aziende di settore di livello internazionale non mancheranno - dalle gomme ai carburanti, alle tecnologie di ogni tipo - ma chi sempre più marcherà la MotoGP e darà il proprio nome alle gare, ai team, alle tute e ai caschi dei piloti e a tutto l’ambaradan che gira attorno alle corse iridate, saranno aziende mai viste prima nel motociclismo, magari già presenti nella F1 auto. In questo senso, o anche in questo in senso, la MotoGP si avvicinerà ancor di più alla Formula Uno. L’obiettivo è lo stesso: più show in pista e fuori, più gente interessata a quel che la MotoGP produce prima durante e dopo le corse, più business. Ciò significa che le gare in pista conteranno meno? No. Ma le gare non saranno "tutto". Il campione, se davvero vuole diventare number one in pista e fuori, quindi campione anche di immagine e di comunicazione, deve fare quel salto di qualità per essere fuoriclasse anche nel business. Lo sport spettacolo è incentrato sul business: anche il motociclismo gira sempre più attorno allo show, quindi sorretto dalle leggi del business. Senza business il grande sport chiude i battenti. Tuttavia serve equilibrio: di solo business il grande sport non regge. Al motociclismo serve aria nuova per l’ingresso di sponsor nuovi e di gran nome e per un pubblico internazionale magari meno "tecnico" del passato, che forse (purtroppo) non sa neppure chi è Giacomo Agostini e quanti titoli mondiali ha vinto la MV Agusta, ma riempie le tribune dei circuiti di tutto il mondo e, ovunque, resta incollato davanti alla tv.
E l’Italia? L’Italia, nel motociclismo, ha la sua storia preziosa e ha la sua realtà – piloti, Case, moto, team, appassionati, circuiti - che la rendono protagonista anche oggi, così come è sempre stato. Anche in passato, il motociclismo (così come tutti gli altri sport) ha avuto le sue evoluzioni: dal 1949 (inizio del Motomondiale) al 1957 (ritiro dalle corse di Gilera, Guzzi, Mondial); dagli anni ’60 al 1970 (nuovi regolamenti per forti modifiche tecniche); dal 2001 con la sostituzione della 500 con la MotoGP. Per non parlare dei circuiti, da quelli "cittadini" con il pubblico a un passo dai piloti, a quelli di oggi, per lo più gli stessi della F1 automobilistica, con il pubblico che guarda le corse con il… binocolo. Ogni volta si è gridato alla perdita di identità, al rischio della fine delle corse. Ogni volta, facendo tesoro anche dei propri errori, il motociclismo ha fatto passi avanti, anche con l’aumento degli appassionati. Sarà così anche questa volta?
I motivi di questo successo? Innanzi tutto, c’è stato il ritorno-show trionfale di Marc Marquez (11 gare vinte e 14 Sprint sabato vinte) sulla Ducati ufficiale, il campionato di alto livello del fratello Alex (3 gare vinte e 3 Sprint vinte) sulla Ducati del Team Gresini, la competitività con il terzo posto finale di Marco Bezzecchi (6 vittorie totali: 3 gare più 3 Sprint vinte) in grande rimonta sull’Aprilia sempre più competitiva. Più in generale ci sono state belle gare, con moto di più Marche sempre più competitive, con un gap ridotto tra le squadre ufficiali e quelle "clienti". Di fatto, a parte lo “speciale” Marc Marquez che ha fatto e forse farà anche nel 2026 la differenza, oggi in MotoGP sono almeno una decina i piloti in grado di lottare per il podio. L’assenza di Jorge Martin per i ripetuti infortuni ha influenzato i risultati delle gare e dello stesso campionato. Resta il fatto che il motociclismo è uno sport imprevedibile e pieno di sorprese. Un incidente, un problema tecnico o un nuovo talento possono cambiare tutto. Marc Marquez è un pilota fantastico, fra i più grandi di tutti i tempi e questa MotoGP è piena di piloti talentuosi e ambiziosi o di piloti che, in primis Pecco Bagnaia, faranno miracoli per dimenticare la stagione negativa del 2025 e tornare protagonisti, in lotta per il primo posto in gara e campionato. Si vedrà.