Error code: %{errorCode}

Galatasaray-Juventus, le eliminazioni ai gironi con l'Inter, PSV-Napoli: Conte e l'Europa, è un rapporto complicato

GOAL

Antonio Conte si è discretamente sfogato dopo la clamorosa debacle del Napoli in casa del PSV, parlando del mercato, di situazioni "montate in modo spudorato" e di come sia difficile inserire 9 giocatori nuovi. Ma la realtà, apparentemente, sembra ricalcare gran parte della sua carriera di allenatore.

Conte ha vinto parecchio in patria. Solo pochi mesi fa ha regalato al Napoli il quarto Scudetto della sua storia, un trionfo difficilmente ipotizzabile a un certo punto della stagione. E in precedenza aveva dato il via al ciclo della Juventus e poi a quello dell'Inter, poi portati avanti rispettivamente da Massimiliano Allegri a Torino e da Simone Inzaghi a Milano. Cinque Scudetti più un altro campionato vinto fuori dall'Italia (al Chelsea) rappresentano la garanzia di trovarsi di fronte a un vincente.

Però c'è un però. E questo però risiede in Europa. In campo internazionale, le squadre di Conte per un motivo o per un altro faticano parecchio. Era già accaduto proprio alla Juventus e all'Inter, si sta ripetendo al Napoli: il clamoroso ko di Eindhoven, dopo quello di Manchester e la vittoria sofferta con lo Sporting, ha già provocato scricchiolii sinistri in una squadra già battuta a Torino pochi giorni prima.

Da qui, in attesa di capire come effettivamente si snoderà il cammino del Napoli in Champions League, è arrivata un'ulteriore conferma di quel che già si era capito: Conte e l'Europa proprio non riescono a prendersi. È un'antipatia reciproca a pelle, una chimica che proprio non vuole scattare. E i precedenti in questo senso non mancano di certo.

NEL FANGO DI ISTANBUL

images-v3-blt6386f909398dc6ca-GettyImages-455100251(1)

Tutto ha inizio l'11 dicembre del 2013. La Juventus si gioca la qualificazione alla fase a eliminazione diretta di Champions League sul campo del Galatasaray. A Istanbul la gara va in scena di pomeriggio, poche ore dopo il rinvio della sera prima causa impraticabilità del campo. Ma il terreno di gioco, di nuovo martoriato dalla neve che continua a scendere dal cielo, continua a essere una fanghiglia.

Nel fango ci finisce anche la Juve di Conte. Che alla vigilia aveva due risultati su tre a disposizione per passare come seconda alle spalle del Real Madrid, che tiene lo 0-0 fino a pochi minuti dal 90', ma che alla fine si fa infilzare da una rasoiata incrociata dell'ex interista Wesley Sneijder. È eliminazione, cocente e inattesa eliminazione. Con Antonio che getta alle ortiche il bel risultato di 12 mesi prima: i quarti di finale persi contro il Bayern, poi campione.

"Non abbiamo tirato in porta solo tre volte, minimo stagionale, "anche" per via del campo - si lamenta Conte a Sky dopo la partita - Togli l'anche. Di che stiamo parlando? Di una partita fatta in un pantano".

La Juventus chiude terza e retrocede in Europa League. Alla fine è un'opportunità anche questa, visto che la finale si giocherà proprio a Torino. Ma la squadra di Conte non ci arriva: si arena alle semifinali, non riuscendo a ribaltare l'1-2 esterno contro il Benfica e sbattendo al ritorno sul muro portoghese. Tra mille polemiche.

LA PRIMA USCITA AI GIRONI CON L'INTER

Dopo il biennio alla guida dell'Italia e l'eliminazione agli ottavi col Chelsea per mano del Barcellona, avversario oggettivamente durissimo, la storia complicata tra Conte e l'Europa prosegue nel 2019/2020. Questa volta sulla panchina dell'Inter, di nuovo ambiziosa dopo aver visto la Juventus spadroneggiare in Serie A.

Se in campionato i nerazzurri chiudono al secondo posto la stagione del Covid, in Champions League le cose vanno però malissimo. Di nuovo Conte finisce al terzo posto nel girone, com'era accaduto sette anni prima con la Juve. E di nuovo si vede sfuggire la qualificazione alla fase a eliminazione diretta all'ultima giornata, perdendo un impegno che sulla carta si presentava piuttosto abbordabile.

Sì, l'Inter viene battuta 2-1 a San Siro dal Barcellona nella gara decisiva. Solo che quello non è il vero Barcellona: è una squadra già qualificata e imbottita di riserve e giovani. Messi, per dire, non c'è. Suarez entra solo a mezz'ora dalla fine. A segno va anche il futuro romanista Carles Perez, una meteora. Ad affossare ogni speranza nel finale è Ansu Fati, ma i nerazzurri, che chiudono con due sole vittorie su sei partite, non sarebbero passati neppure con un pareggio.

Come in un film, l'epilogo di quella stagione juventina si ripete quasi in toto all'Inter. Anche i nerazzurri retrocedono in Europa League, anche loro arrivano fin quasi in fondo. O meglio: arrivano in fondo. Ma la conquista del trofeo sfugge proprio all'ultimo atto, nella finale di Colonia contro il Siviglia, vincente 3-2 grazie a una sfortunata autorete di Lukaku.

LA "PARATA" DI LUKAKU

images-v3-blt47f4ac921b66dbec-GettyImages-1230038483(1)

Proprio Romelu Lukaku, che a Conte è legatissimo e con cui costruirà la strepitosa storia del Napoli 2024/2025, è di nuovo il protagonista in negativo 12 mesi più tardi. Altra partita da dimenticare, altra notte molto nera e poco azzurra, altra eliminazione prima ancora che la Champions League sia entrata nella sua fase più calda.

Questa volta a estromettere l'Inter è il modesto Shakhtar Donetsk: il 9 dicembre 2020, di nuovo a San Siro, finisce 0-0 così come 0-0 era finita l'andata. La squadra di Conte attacca praticamente per tutta la partita e quando nel finale ha la palla buona per segnare, è Lukaku a mettersi di mezzo: il belga si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato e finisce per respingere involontariamente un colpo di testa ben indirizzato di Alexis Sanchez. Una "parata" che si ripeterà nel 2023 a Istanbul, nella finalissima col Manchester City, stavolta su incornata di Dimarco.

È un episodio determinante per la chiusura di quel girone: con un semplice 1-0 l'Inter avrebbe chiuso al secondo posto alle spalle del Real Madrid e con gli stessi punti del Borussia Monchengladbach, battuto 2-0 al Bernabeu, ma col vantaggio degli scontri diretti. In sostanza, sarebbe passata. Mentre così chiude addirittura in ultima posizione, senza nemmeno la seconda chance dell'Europa League.

FUORI ANCHE IN CONFERENCE LEAGUE

L'eliminazione europea forse più strana di Conte risale al 2021/2022. È precoce anche quella, è pesante da digerire anche quella. Ma forse lo è ancora di più del solito, visto che il suo Tottenham non deve salutare anzitempo la Champions League, bensì una competizione molto più abbordabile come la Conference League, in quell'anno alla sua prima edizione e poi portata a casa dalla Roma.

Conte siede in panchina appena due volte in quel torneo. Il Tottenham lo chiamato all'inizio di novembre per sostituire Nuno Espirito Santo e per raddrizzare una barca che sta perdendo acqua da tutte le parti. Il tecnico salentino riuscirà nell'impresa, qualificando la squadra alla Champions League, ma solo in campionato: in Europa è un'altra storia, tanto che meno di due mesi dopo gli Spurs sono già fuori dalla Conference.

Il 9 dicembre del 2021, dopo aver clamorosamente perso per 2-1 sul campo del Mura, il Tottenham dovrebbe sfidare il Rennes nell'ultima e decisiva partita. Ma gli Spurs non si presentano, in quanto all'interno della rosa è scoppiato un focolaio Covid. Morale della favola: una decina di giorni più tardi l'UEFA annuncia la sconfitta a tavolino per 3-0, decretando l'eliminazione degli inglesi.

Conte, di fatto, chiude quell'edizione della Conference League quasi senza aver guidato la squadra: lo ha fatto una sola volta, perdendo col Mura. Un'annata europea di nuovo da cancellare, anche se migliorata dalla rimonta in Premier League del Tottenham, che chiuderà il campionato al quarto posto.

I QUARTI NEGATI DAL MILAN

Conte ci riprova nel 2022/2023 col Tottenham, anche se con ambizioni minori rispetto ai tempi della Juventus o dell'Inter. Perché sì, gli Spurs pochi anni prima hanno giocato una finale perdendola contro il Liverpool, ma continuano a non far parte dell'élite europea.

La doppia sfida degli ottavi di finale di quell'edizione, in ogni caso, sembra non essere impossibile da superare. Di fronte al Tottenham c'è il Milan, che è sì campione d'Italia in carica ma arriva a quell'impegno in mezzo alla tempesta: il sogno del bis Scudetto è già stato riposto nel cassetto e i pesantissimi ko contro Lazio (0-4) e Sassuolo (2-5) indicano uno stato di forma pessimo da parte dei rossoneri, comunque rialzatisi pochi giorni prima dell'andata con un 1-0 al Torino.

Finisce 1-0 per il Milan anche la prima delle due sfide col Tottenham. La banda di Pioli non ha nemmeno il portiere titolare, ovvero Maignan, e deve giocarsela con Tatarusanu tra i pali. Ma a San Siro è Brahim Diaz dopo pochi minuti a regalarle un discreto vantaggio in vista del ritorno.

Il Tottenham crede nella rimonta, Conte pure. Ma è una carica emotiva che alla fine non porta a nulla. A Londra il ritorno finisce 0-0 e a passare è il Milan, che supererà anche il Napoli nei quarti di finale arrendendosi solo in semifinale nel derby contro l'Inter. Mentre Antonio deve nuovamente leccarsi le ferite dell'ennesima eliminazione precoce. Un fantasma tornato a far capolino al Philips Stadion.