Dopo l’ultima accelerazione di dritto, Flavio capisce che ce l’ha fatta. Filippo corre verso di lui, Matteo scavalca i tabelloni che delimitano la panchina e va ad abbracciarlo. E dagli spogliatoi tornano nell’arena Simone e Andrea. L’Italia ha vinto 2-0 con i singolaristi, non c’è bisogno di loro. Con la Spagna, come contro l’Austria e il Belgio. A Bologna Bolelli e Vavassori hanno vissuto nella perenne attesa di dover disputare una “bella” che non si è mai materializzata. La finale, soprattutto, è stata un’altalena di emozioni. Con una lunga e stressante anticamera prima di alzare tutti assieme l’Insalatiera. Dopo il primo punto portato da Berrettini, infatti, il match di Cobolli si era messo molto male. Munar sembrava una furia, Flavio era spento. Lo stesso papà Stefano non ci credeva più. Bolelli e Vavassori, nominati dal capitano Volandri per l’eventuale incontro decisivo, a un certo punto sono andati a riscaldarsi, a ripassare mentalmente gli schemi, a sintonizzarsi sul clima agonistico. Tutto inutile? No, perché tutto ha un senso nella chimica della Davis.
Tandem affiatatissimo, quello formato da Bolelli e Vavassori: nato nell’estate 2023 e capace di raggiungere tre finali negli Slam (Australian Open 2024 e 2025, Roland Garros 2024), di conquistare 7 titoli Atp e di qualificarsi per la seconda volta di fila alle Atp Finals, spingendosi sino alle semifinali qualche giorno fa a Torino e chiudendo anche quest’anno nella top ten del ranking mondiale di specialità. Vavassori era di casa a Torino: per allenarsi torna sempre al Ct Pinerolo, dove lavorano il papà Davide, suo coach, la mamma Dorina e la sorella Sara. Bolelli, invece, è bolognese doc ed è cresciuto tennisticamente al Country Club di Villanova, a poca distanza dalla Fiera che ha ospitato la Davis. Ci teneva a essere protagonista. Ci tenevano entrambi, anche perché Andrea e Simone, pur essendosi tolti tante soddisfazioni sul circuito, con la Nazionale - in coppia - non hanno ancora lasciato il segno. Piccolo inciso: Bolelli, 40 anni, può vantare una storia più profonda, con ben 46 match disputati tra singolare e doppio (24 vinti, 22 persi) a partire dal 2007. Il duo Bolelli/Vavassori, invece, ha disputato appena tre partite in Davis, due sconfitte e una sola vittoria, seppur preziosa: il 2-1 sul Belgio nel round robin 2024, decisivo per passare il girone. E nel conto va messa pure l’eliminazione al primo turno, da numeri 1 del seeding, alle Olimpiadi di Parigi.
Bolelli e Vavassori non erano mai scesi in campo nelle due fasi finali trainate da Sinner, a Malaga. Jannik nel 2023 giocò assieme a Sonego i doppi decisivi contro Olanda e Serbia, l’anno scorso fece coppia con Berrettini per sbarazzarsi dell’Argentina nei quarti. E non lo hanno fatto neppure a Bologna. A differenza degli spagnoli Granollers e Martinez, che erano stati determinanti per superare Repubblica Ceca e Germania, gli azzurri erano fermi ai box aspettando che arrivasse finalmente il loro turno. “Eravamo pronti a giocare ma i ragazzi sono stati fantastici, e Flavio ha compiuto una rimonta pazzesca”, dirà Bolelli dopo la cerimonia di premiazione. “Sapevamo che dovevamo essere pronti e carichi. Essere lì dà fiducia a loro e loro danno fiducia a noi, questa è la cosa più importante. Non dispiace se i compagni vincono e non si gioca, va bene così”, il pensiero di Vavassori, per poi aggiungere: “L’avevamo detto anche prima di giocare la sfida dei quarti: chiunque sarebbe entrato avrebbe dato il cuore. Siamo cresciuti insieme, abbiamo un senso di squadra molto forte. Quando hai una squadra così unita, le aspirazioni individuali passano in secondo piano”.